Tensione in aumento dopo i cortei di estremisti ebraici al grido di "morte agli arabi". Gli EAU: "Non cambiare l'identitâ storica della cittâ santa"
Non si placa la rabbia dei palestinesi di Gerusalemme Est contro il governo israeliano, accusato di non impedire le provocazioni degli estremisti ebraici, che hanno marciato nella città vecchia al grido di "morte agli arabi".
Una situazione che, sommata alla tensione lungo i confini con la Striscia di Gaza, da cui sono partiti razzi diretti a Israele, ha spinto gli Emirati Arabi Uniti a chiedere alle autorità israeliane di agire per ridurre la tensione a Gerusalemme. Il paese del Golfo, firmatario con gli Usa del cosiddetto Accordo di Abramo, ammonisce le autorità israeliane a non compiere atti che "cambino l'identità storica" di Gerusalemme.
Ad aggravare la situazione anche la posizione del governo israeliano che non ha ancora permesso ai 6000 elettori arabi della città santa di partecipare al voto per il rinnovo del parlamento palestinese previsto per il 22 maggio prossimo.
Una situazione che costringe l'Autorità nazionale palestinese a prendere in esame la possibilità di rimandare di nuovo la consultazione, nonostante il partito filo islamico di Hamas, al potere a Gaza, si sia già detto contrario.
Gersalemme est, che gli arabi considerano la futura capitale di uno stato palestinese, è stata occupata da Israele con la guerra del 1967 e in seguito annessa, senza alcun riconoscimento internazionale, a eccezione di quello concesso dal presidente Usa Trump a gennaio del 2020.