Auto elettriche, veramente ecologiche? Ecco perché il mare potrebbe essere a rischio

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Di Stefania De Michele
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L'ipotesi di estrarre dai mari i minerali necessari alla realizzazione delle batterie delle auto preoccupa scienziati e ambientalisti

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Chi non ha letto bene il bugiardino forse non sa che il passaggio massivo alle auto elettriche non è esente da effetti collaterali. Il prezzo ambientale da pagare non è basso, soprattutto se riferito all'estrazione delle materie prime necessarie per produrre batterie per veicoli elettrici: litio, cobalto e nickel. 

Secondo gli esperti l'ipotesi di estrarre le risorse dal mare non risolve il problema e, anzi, è una minaccia per la biodiversità marina.

Secondo Douglas McCauley, professore di scienze oceaniche al Marine Science Institute dell'Università della California, Santa Barbara, "in questo momento, non ci sono minerali estratti dai fondali marini sui mercati. Ma, adesso, stiamo assistendo a uno sprint per garantirne l'approvvigionamento dal mare. Si tratta di minerali che servono alla filiera per la realizzazione delle batterie per veicoli elettrici. Quindi, questo è il momento in cui dobbiamo decidere - prima non dopo - quali possano essere gli impatti dell'estrazione mineraria nell'oceano , quali problemi possano arrecare alla salute del mare e degli ecosistemi oceanici".

Nell'oceano sono reperibili milioni di tonnellate di rame, cobalto, manganese e altri metalli fondamentali per la catena della mobilità elettrica. Ma gli scienziati avvertono: l’estrazione mineraria nei fondali non dovrebbe iniziare prima di una valutazione completa dei suoi possibili impatti ambientali.

A cercare di mettere un freno all'attività estrattiva è il rapporto commissionato dall’High Level Panel for a Sustainable Ocean Economy, gruppo di diversi leader mondiali (tra cui Australia, Canada, Cile, Kenya, Giappone e Norvegia) a supporto di un’economia oceanica sostenibile.

Il dossier è stato elaborato da sei accademici: nel documento si legge che l’estrazione mineraria negli oceani è un vero e proprio “enigma della sostenibilità”. Molti ambientalisti e scienziati hanno anticipato i tempi e sollecitato un divieto di estrazione di rame, cobalto, nichel, zinco, litio e terre rare dalle acque profonde. L'attività metterebbe a rischio i noduli polimetallici oceanici, le rocce sedimentarie di tipo chimico, che rappresentano un bacino ricco di elementi metallici che, sulla Terra, sono in via di progressivo esaurimento. 

L’International Seabed Authority (ISA), organo delle Nazioni Unite in Giamaica, non ha ancora stabilito le regole per l’estrazione mineraria nei fondali marini. Il problema risiede anche nelle competenze giuridiche: secondo l’ISA, fino a qualche tempo fa, i noduli polimetallici non avrebbero dovuto essere nella giurisdizione di sfruttamento dei singoli Stati.

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