Inviato Onu in Myanmar: "Serve un'azione risoluta per ripristinare la democrazia"

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Diritti d'autore AFP
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Di Stefania De Michele
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Myanmar sull'orlo di una guerra civile ''senza precedenti''. Continuano le manifestazioni di protesta, non si ferma neppure la repressione

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Mascherare il dovere civico della protesta con quello, più innocuo, della pulizia delle strade. Armati di sacchi per la spazzatura, i manifestanti del Myanmar hanno aggirato il divieto dei militari e hanno sfilato in corteo a Yangon. In generale, il dissenso nei confronti del golpe del 1 febbraio ha incontrato la più dura repressione, con più di 520 civili uccisi e con oltre 2.700 persone arrestate dalle forze di sicurezza.

Aung San Suu Kyi in detenzione: "Sembra in buona salute"

La leader birmana deposta, Aung San Suu Kyi, sembra essere in buona salute, secondo uno dei suoi avvocati, che ha parlato con lei in videoconferenza da una stazione di polizia. Attorno a San Suu Kyi si stringe la protesta, scoppiata in tutto il Paese: ingegneri, insegnanti, e studenti hanno marciato attraverso Dawei, nel sud del Myanmar, per chiedere il ripristino della legalità e del governo eletto.

Myanmar sull'orlo di "una guerra civile senza precedenti"

L'inviato speciale dell'ONU in Myanmar ha detto al Consiglio di Sicurezza che il Paese affronta la possibilità di una guerra civile su una scala senza precedenti ed è sul punto di disgregarsi. La condanna internazionale delle violenze dei militari sui civili, anche bambini, non ha però fermato la repressione. La Cina, vicina di casa del Myanmar, ha criticato la richiesta di sanzioni che, sostiene Pechino, avranno come unico risultato quello di aumentare le tensioni.

Nel tweet: "#Myanmar: 'L'urgenza di una soluzione a questa crisi non potrebbe essere più chiara'.

-- dice l'inviato speciale delle Nazioni Unite @SchranerBurgen1 al Consiglio di Sicurezza, chiedendo una risposta internazionale ferma, unificata e risoluta".

Di nuovo alla mercé dei militari

Il colpo di stato ha invertito anni di lento progresso verso la democrazia in Myanmar, che per cinque decenni ha languito sotto un rigido governo militare, accolto dall'isolamento internazionale e dalle sanzioni. Quando i generali hanno allentato la loro presa - processo culminato nell'ascesa di Aung San Suu Kyi alla leadership nelle elezioni del 2015 - la comunità internazionale ha risposto sollevando la maggior parte delle restrizioni e investendo nel paese.

Il Consiglio di Sicurezza ha adottato una dichiarazione presidenziale - un passo sotto la risoluzione - il 10 marzo, chiedendo un'inversione del colpo di stato, condannando fortemente la violenza contro i manifestanti pacifici e chiedendo "la massima moderazione" da parte dei militari. Ha sottolineato la necessità di sostenere "le istituzioni e i processi democratici" e ha chiesto l'immediato rilascio dei leader del governo detenuti, compresi Suu Kyi e il presidente Win Myint.

L'inviato dell'Onu chiede un'azione ''potenzialmente significativa''

Ora l'inviato speciale delle Nazioni Unite esorta il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite a considerare "un'azione potenzialmente significativa" per invertire il colpo di stato militare del 1° febbraio e ripristinare la democrazia. Christine Schraner Burgener non ha specificato quale azione sia da considerare significativa, ma ha spinto per una presa di posizione piu incisiva da parte dell'Onu.

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