Canale di Suez: proseguono i tentativi di sblocco della "Ever Given"

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Di Debora Gandini
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Nel Canale di Suez ingorgo di centinaia di navi. Alcune vengono dirottate intorno all'Africa. Miliardi di danni per il commercio. Proseguono i tentavi di sblocco della "Even Given"

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Proseguono senza sosta i tentavi di sblocco della "Even Given" da giorni è incastrata nel Canale di Suez. Per provare a trascinare dalla secca l'enorme e pesantissima nave arrivano anche due super rimorchiatori. Il proprietario giapponese della gigantesca nave cargo, da 220mila tonnellate per 400 metri di lunghezza, Shoei Kisen, ha fatto sapere che verrà presto rimossa. Parole confermate anche da Mohab Mamish, ex-presidente dell’Authority del Canale di Suez e consigliere per i porti marittimi del presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi.

L’incidente sta avendo pesanti ripercussioni sul traffico marittimo. Sono oltre 280 le navi ferme all'imbocco del canale attraverso cui transita circa il 12% del commercio mondiale e il 40% dell’import-export italiano.

Aiuti da USA e Turchia

Intanto dagli Stati Uniti sono arrivate offerte per aiutare l’Egitto nei lavori di riapertura e di rimozione della "Ever Given". Jen Psaki, Portavoce della Casa Bianca, ha sottolineato di aver inviato al Cairo la massima disponibilità a collaborare. “Washington si sta consultando con le autorità egiziane su come poter sostenere al meglio i lavori.” Aiuti anche dalla Turchia, segno di disgelo tra i due paesi. Ankara ha infatti offerto al Cairo il proprio supporto nello spostamento del maxi-cargo.

Dopo giorni di fallimenti nella rimozione, si spera di riuscire a trovare una soluzione. Anche perché i danni finora provocati in seguito al blocco del Canale di Suez ammontano a circa 10 miliardi di dollari al giorno. Ora le compagnie di navigazione hanno iniziato a scegliere rotte alternative per il passaggio dal Mar Rosso al Mediterraneo. Mentre su questi nuovi percorsi è scattato anche l’allarme pirati.

L’interruzione prolungata del traffico nel canale di Suez, secondo diversi analisti, potrebbe avere ripercussioni pesanti anche in Europa nelle catene di approvvigionamento per tutto, dal petrolio ai cereali alle automobili.

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