Quant'è difficile per i giornalisti raccontare la pandemia in Ungheria

Un soldato disinfetta uno spogliatoio di una scuola primaria a Budapest, Ungheria, il 17 marzo 2021
Un soldato disinfetta uno spogliatoio di una scuola primaria a Budapest, Ungheria, il 17 marzo 2021 Diritti d'autore Zoltan Balogh/MTVA - Media Service Support and Asset Management Fund
Di Magyar Ádám
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I dati sul portale ufficiale sono pochi e spesso sbagliati. Il personale sanitario ha paura di parlare, e i media indipendenti non vengono fatti entrare in corsia.

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Pochi dati pubblicati, e male; giornalisti non ammessi negli ospedali; divieto ai medici di parlare con i media. Per i media indipendenti in Ungheria è difficile, se non impossibile, tracciare i veri contorni clinici della pandemia di Covid-19 nel Paese.

Ad un anno dall'entrata in vigore delle misure restrittive in tutto il Paese, intanto, si è toccato il numero record di decessi per Covid-19: 195 in un giorno solo, la cifra più alta da dicembre ad oggi. 

Secondo la John Hopkins University, l'Ungheria ha il settimo tasso più alto al mondo per decessi in rapporto alla popolazione (un milione di abitanti). 

Ma a preoccupare non è solamente l'incremento nel numero dei contagi, dovuto per lo più alla variante inglese, che ha messo sotto pressione il sistema sanitario locale. 

A lasciare senza parole media indipendenti e attivisti è soprattutto l'assenza di trasparenza da parte dell'esecutivo di Viktor Orbán, soprattutto in una fase così cruciale.  

Se nelle vicine Slovenia e Slovacchia si può scoprire in pochi clic quanti letti sono ancora liberi nei reparti di terapia intensiva più vicini, grazie a portali in cui è possibile monitorare lo sviluppo dell'epidemia in dettagli, in Ungheria c'è ancora tanta strada da fare. 

Euronews
Il portale del Ministero della salute slovaccoEuronews

Sul sito web ufficiale ungherese koronavirus.gov.hu viene pubblicata giusto una manciata di dati, in formato non aperto, talvolta errati o tardivi. 

Alcuni dei numeri vengono eliminati giorno per giorno. Per esempio, i dati epidemiologici a livello locale vengono cumulati, e quindi non è possibile trarre informazioni rilevanti sul numero di tamponi positivi effettuati in ciascun paese o unità territoriale. 

L'unico modo di confrontare i dati odierni è metterli in relazione con quelli pubblicati il giorno precedente in jpeg (immagine). A condizione di essersi salvati uno screenshot o la foto del giorno precedente, perché vengono eliminate dal sito allo scadere delle 24h.

Nessuna informazione inoltre sul numero di pazienti in terapia intensiva. Per conoscere il numero di test positivi, fare un confronto tra le diverse ondate oppure conoscere l'età dei defunti in Ungheria, bisogna rivolgersi ad un sito privato come koronamonitor, lodato da Datajournalism.com e sempre aggiornato automaticamente. Il portale dispone anche di un simulatore per capire come può evolversi la curva epidemiologica al variare di diversi parametri. 

"Non conosciamo i dati dei morti, per esempio, così come siamo all'oscuro di molte altre informazioni. Probabilmente, resteremo per sempre all'oscuro", dice a Euronews Attila Bátorfy, specializzato in trasparenza e data journalism.

Secondo Bátorfy, è chiaro che la funzione del sito web ufficiale non è quella di trasmettere informazioni alla popolazione: un sesto delle notizie del portale governativo non ha nulla a che fare con il coronavirus, ma rilancia semplicemente la comunicazione dell'esecutivo.

Giornalisti senza voce

Oltre al sito web ufficiale e ai post su Facebook dei vari politici, c'è anche una periodica conferenza stampa del comitato operativo per la crisi sanitaria. 

Durante le conferenze stampa, tuttavia, si risponde solamente ad alcune domande, mentre centinaia di dubbi rimangono ogni settimana senza risposta. I 2-3 medici incaricati di stilare i rapporti non sono facilmente raggiungibili, e con gli altri si può parlare solamente garantendo loro l'anonimato.

“Non c'è nessuno a cui chiedere in Ungheria oggi. Se un giornalista trova un esperto, diciamo un operatore sanitario, è un caso molto sorprendente. Perché i professionisti della sanità hanno paura delle conseguenze lavorative in caso di loro dichiarazione sui media", spiega Emese Pásztor, docente di diritto a Budapest ed esperta di protezione della privacy. 

Pásztor sottolinea anche come nei contratti del servizio sanitario sia espressamente stabilito che i dati relativi al luogo di lavoro debbano essere mantenuti riservati.

Un altro problema è il termine fissato per rispondere ad una richiesta di accesso civico per informazioni di interesse pubblico: è stato portato da 15 a 45 giorni, prorogabile di altri 45 giorni dalle autorità. 

Spesso si adduce a motivo del rifiuto un potenziale danno agli sforzi di contenimento della pandemia. 

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Come intuite, avere una risposta ad una domanda tre mesi dopo averla fatta serve a poco.

Euronews non dispone della licenza per operare in Ungheria negli ospedali o nelle scuole. Da Budapest ci fanno sapere che, data la situazione epidemica, solamente il personale dei media pubblici è ammesso nelle strutture sanitarie. 

Campagna vaccinale tra le più avanzate

Le uniche buone notizie in Ungheria sembrano arrivare dalla campagna vaccinale, tra le più avanzate in Europa con il 14% della popolazione già inoculato. Ricordiamo che Budapest ha dato il via libera sia al vaccino cinese (attese a breve 100mila dosi di Sinovac) che a quello russo, anticipando la decisione dell'Agenzia Europea del Farmaco (Ema).

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