O la guerra o la vita. L'assurda scelta di un pittore siriano

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Di Anelise Borges
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Ahmad Sheer è un pittore di Aleppo, fuggito dalla Siria nel 2015. Ora vive in Belgio, con la moglie e i due figli. Per lui restare nel suo paese è diventato impossibile quando gli è stato imposto di arruolarsi.

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**Ahmad Sheer è un pittore di Aleppo, fuggito dalla Siria nel 2015. Ora vive in Belgio, con la moglie e i due figli. Per lui restare nel suo paese è diventato impossibile quando gli è stato imposto di arruolarsi. **

​La Guernica siriana

"Questa è la Guernica Siriana. L'ho disegnata nel 2017. Ho unito il dipinto di Picasso con quello che ho provato durante la guerra in Siria. Ciò che ha visto Picasso era davvero incredibile. Picasso aveva questo modo di leggere, assorbire il dolore e lo shock in un modo molto forte".

Il dolore e lo shock che Ahmad ha provato in Siria sono rimasti impressi nella sua arte, che ci mostra ad Anversa, dove ora vive. Questo pittore arabo, nato 40 anni fa ad Aleppo, si è rifiutato di lasciare il suo paese fino a quando, un giorno, si è trovato di fronte a un bivio: fuggire o prendere le armi.

"Facevo l'insegnante allora - racconta - e mi trovavo su un autobus. Un soldato è salito sull'autobus e ha cominciato a chiedere i documenti ai passeggeri. Mi ha chiesto quale fosse il mio livello di addestramento militare. Io non volevo lasciare la Siria, ma essere coinvolti nella guerra è un'altra cosa. È qualcosa che non potevo fare".

​​​​Da guerra fra siriani a conflitto fra potenze nemiche

Il conflitto più complesso fra quelli nati dalla Primavera araba ha visto attori esterni nemici fra loro alimentare le violenze all'interno dei confini siriani.

​"La guerra non era solo fra siriani - ricorda Ahmad -. Era cominciata così e avrebbe dovuto continuare così, ma poi nel conflitto si è inserita la Russia per difendere il suo alleato e aiutarlo con le sue armi aeree".

Milizie filoiraniane  in realtà fornivano già supporto di terra al presidente siriano Bashar al-Assad, mentre l'opposizione riceveva sostegno finanziario da alcuni dei paesi del Golfo. Ma l'intervento di Mosca, nel settembre 2015, due mesi dopo che Ahmad aveva lasciato il paese, era destinato a far saltare gli equilibri in modo irreversibile. Altre potenze coinvolte nel conflitto sono da allora la vicina Turchia e gli Stati Uniti.

Quelle immagini impossibili da cancellare dalla memoria

​Le immagini che noi abbiamo visto passare in televisione, Ahmad le ha vissute. "Quando è stata bombardata la mia scuola, la scuola della mia infanzia, è stato un momento come questo. Ho vissuto momenti simili molte volte. E l'immagine della fuga... È un'immagine che mi è rimasta fissata in testa. E non c'è modo di cancellarla o dimenticarla. È impossibile".

​Il viaggio di Ahmad l'ha portato ad attraversare Turchia e Grecia per raggiungere il nord dell'Europa. È partito da solo, perché sapeva che sarebbe stato pericoloso. Il gommone su cui, con un'altra cinquantina di persone, è partito da Smirne, è stato speronato da una barca che, dice, doveva appartenere a una società privata che lavorava con la guardia costiera, non è chiaro di quale paese.

Sopravvissuto, ha raggiunto il Belgio, dove ha ottenuto l'asilo politico ed è stato poi raggiunto dal resto della sua famiglia. In Belgio ha ora una nuova vita... E un nuovo titolo: quello di rifugiato. Per lui "È una nuova fase della mia vita. Una nuova fase che non è né negativa né positiva, è un nuovo periodo in cui potrei dire che sono senza una patria. O forse sto cercando una nuova patria per me e per la mia famiglia. Il problema è che non so se la parola 'rifugiato' mi resterà incollata addosso. Voglio dire, anche se dovessi ottenere la cittadinanza europea, rimarrei un rifugiato? O sarei un cittadino, nel profondo? Non so se sarà un periodo breve o se sia una condizione permanente".

Journalist • Selene Verri

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