Appello di Papa Francesco: "Anche io mi inginocchio sulle strade del Myanmar"

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Di Debora Gandini
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Bagno di sangue in Myanmar. Il Papa chiede che si torni al dialogo. Nel paese si contano oltre 200 morti nella repressione Continua il braccio di ferro tra manifestanti e giunta militare

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La repressione dell’esercito non ferma in Myanmar le manifestazioni contro il colpo di stato del primo febbraio. Nel paese è un bagno di sangue ma le proteste continuano. E salgono anche i morti causati dalle violenze delle forze di sicurezza. L’Onu parla di almeno 150 morti in un solo mese, tra cui molte donne e bambini. 57 le vittime solo nel fine settimana. Oltre 2000 persone sono sempre arbitrariamente detenute.

Papa Francesco: “Anche io mi inginocchio sulle strade del Myanmar "

Dopo l’appello della comunità internazionale è arrivato anche quello di Papa Francesco che ha chiesto che si torni al dialogo subito. Il Santo Padre ha evocato l'immagine della suora che ha bloccato la carica dei militari pronti a intervenire sulla folla e che chiedeva democrazia per il paese asiatico. Un’immagine che ha fatto il giro del mondo. “Anche io mi inginocchio sulle strade del Myanmar, ha detto il Santo Padre sottolineando come molte persone, soprattutto giovani, stanno perdendo la vita per dare speranza al loro Paese". “Stendo le braccia e dico cessi la violenza, il sangue non risolve niente”, ha concluso il Pontefice.

Emergenza cibo e barricate

Civili, studenti, lavoratori stanno cercando di barricarsi all'interno dei loro quartieri per sfuggire alla repressione. Cercano di difendersi ma non si arrendono. Intanto in manette è finito anche un funzionario di Open Society Myanmar, una fondazione legata al filantropo miliardario George Soros. Il Programma alimentare mondiale ha lanciato l'allarme sul drastico aumento dei prezzi di cibo e benzina dopo il golpe. Un’emergenza nell’emergenza. Specie in questo momento di pandemia.

Rinviata l'udienza di Aung San Suu Kyi

Il blocco delle connessioni internet in tutto il Paese ha impedito all'ex premier, la settantacinquenne Aung San Suu Kyi, di apparire all'udienza del suo processo, previsto in videoconferenza. Secondo il suo avvocato difensore l'appuntamento è stato rinviato al 24 marzo.

USA e ONU: “violenze immorali”

Per le Nazioni Unite serve intervenire subito. Le uccisioni dei manifestanti e la denunciata tortura dei prigionieri violano i diritti umani fondamentali. Gli Stati Uniti parlano di una violenza immorale. Washington chiede a tutti i Paesi di intraprendere azioni punitive in risposta alla violenta repressione.

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