Perché nell'Italia confinata i conti correnti sono pieni, ma i risparmi sono all'osso

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Di Sergio CantoneDiego Malcangi
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Le mezze verità delle statistiche macro. Dietro all'aumento dei risparmi per mancati consumi in tempi di covid c'è la dura realtà di tante famiglie che devono dare fondo ai soldi messi da parte. Chi ha accumulato sono solo i redditi garantiti e le grandi imprese

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Formichine senza un domani. Per i dati Eurostat mai gli europei avevano risparmiato tanto come nel 2020. La ragione è naturalmente la frugalità di massa imposta dal covid. Tutti a casa e pochi consumi.

Ciononostante, scandagliando il fondo delle cifre si scoprono anche aspetti inquietanti, soprattutto per l'Italia: la normalità delle mancate spese nasconde il pericolo dell'erosione dei soldi accumulati in tanti anni.

Sono prestiti. Non è risparmio che io sono riuscito a trattenere sulle mie attività. Non ce la faccio, quindi chiedo aiuto allo Stato per continuare la mia attività
Vincenzo Laudadio
Adusbef

Il lato oscuro della massa di liquidità viene confermato anche da un consulente della Commissione europea per i sistemi bancari in Europa, Karel Lannoo, del Ceps, il Centro studi delle politiche europee di Bruxelles: "Le cifre di Eurostat si riferiscono alla media dei risparmi. Certamente. C'è chi ha continuato a guadagnare durante la pandemia, anche molto. Ma ce ne sono molti altri che non appaiono in questi calcoli. Ad esempio i salari bassi, con risparmi molto limitati".

Ad aver messo da parte un buon gruzzoletto sono le grandi aziende e le famiglie che contano su redditi garantiti come i cari vecchi (e so outdated) stipendi fissi, pensioni e rendite tipo Bot. Ma, grandi patrimoni a parte, è solo quel che resta della classe media decimata dalla crisi del 2008 in poi.

Chi non spende e continua a guadagnare ha sicuramente aumentato il proprio volume di risparmio, ma gli autonomi, gli artigiani e i contratti a tempo determinato invece devono dar fondo a quel poco di risorse accantonate prima dei confinamenti pandemici o ereditate dalle generazioni precedenti.

La contrazione dei consumi offre e toglie. Soldi non spesi, ma non entrati nelle tasche di chi lavora nei settori penalizzati dal covid. La pandemia non impone solo vite monacali ai cittadini, ha anche ridotto drasticamente le entrate di molte famiglie.

Detto brutalmente, se c'è chi non spende, c'è anche chi non guadagna.

In Valtellina, ad esempio, il funzionario di una banca provinciale conferma la tendenza con una sintesi molto colorita ed estremamente legata alla realtà locale: "altroché risparmi. Da queste parti, depositi (bancari) vuoti e cantine (vinicole) piene".

Sintesi dai suoni country-blues che descrive con efficacia la situazione di una prospera provincia della Lombardia settentrionale ad alta densità di piccole e medie imprese artigianali e famigliari che vivono di turismo e produzione alimentare: vini, bresaola, formaggi. Senza dimenticare le località sciistiche. L'indotto dell'indotto, verrebbe da dire. Tutto a ramengo, per restare a toni più blues che country.

Il caso Valtellinese non è che un brutto sintomo di un male esteso a tutta la Penisola. Cifre alla mano, Vincenzo Laudadio dell'Adusbef (Associazione Difesa Utenti Servizi Bancari e Finanziari) non ha dubbi: "solo in Italia 2 milioni e settecentomila famiglie hanno deciso di sospendere il pagamento della rata del mutuo. Non stiamo parlando della villa al mare, ma della prima casa. Abbiamo dall'altro lato 135 miliardi di prestiti richiesti allo Stato transitati sui conti correnti. Ma sono prestiti. Mica risparmi".

A breve termine però il settore bancario non rileva minacce per la massa dei depositi come spiega Marco Valli, direttore ricerche Unicredit, ma solo a breve termine:

"gli interventi governativi sono stati consistenti. Ciò ha determinato che il reddito disponibile sia rimasto comunque abbastanza resiliente. Quest’ultimo è sceso, ma molto meno dei consumi, fortemente penalizzati dai lockdown generalizzati che hanno impedito la libera circolazione e la possibilità di spendere."

"dove ci sono differenze sociali più ridotte, come in Belgio, in Olanda nei Paesi nordici in genere, i risparmi sono spalmabili su quasi tutta la popolazione, molto meno invece dove il divario tra classi è ampio, come in Spagna"
Karel Lannoo
CEPS

Gli interventi governativi secondo Adusbef sono solo rimedi antidolorifici:

"Di fatto leggendo questi dati noi abbiamo un indebitamento non un aumento del risparmio. Sono prestiti. Non è risparmio che io sono riuscito a trattenere sulle mie attività. Non ce la faccio, quindi chiedo aiuto allo Stato per continuare la mia attività. Il fatto che questi soldi siano sul conto corrente non è indice di maggior risparmio. Anzi".

La crescita dei dati macro sui risparmi segna una brusca frenata nei mesi di luglio, agosto e settembre, quelli della grande riapertura estiva.

E vediamo che nel terzo trimestre la Spagna, con un +19,9 %, è il Paese che ha consumato in più grande quantità, seguito dalla Francia, dalla Germania e infine dall'Italia.

Sempre il Paese iberico guida il gruppo per incremento repentino del reddito disponibile +6,8 %.

Da luglio a settembre i risparmi sono infatti calati in tutti i Paesi europei. Si è speso di più grazie alla pax virale.

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Eppure Eurostat raccoglie in Italia dati peculiari rispetto agli altri Stati membri: giù i risparmi (-4,6%) rispetto al trimestre precedente, ma redditi e consumi crescono meno che altrove.

Secondo i dati Abi (Associazione Banche Italiane) nel mese di Dicembre gli italiani avrebbero ammassato ben 1737 miliardi di euro pari a un aumento del 10,3 % dei risparmi rispetto al 2019.

L'incongruenza dei numeri messi a confronto tormenta il muscolo del dubbio di fronte agli annunci vigorosi dei dati macro.

E Laudadio affonda il coltello: "Risparmio in crescita? In questa fase i numeri che ci vengono dati dalle autorità di vigilanza dicono l'esatto contrario. Ci parlano di imprese e famiglie in difficoltà che non solo non riescono a fare margini di utilità, ma si devono indebitare per mantenersi sul mercato".

L'analisi si appoggia sui dati forniti dall'unità di crisi costituita dal ministero dell'economia, quello dello sviluppo economico, Banca d'Italia, Abi, Mediocredito Centrale e Sace: "arrivano a quota 136,8 miliardi le richieste di garanzia per i nuovi finanziamenti bancari per le micro, piccole e medie imprese presentati al Fondo di Garanzia per le Pmi. I finanziamenti concessi attraverso Garanzia Italia arrivano a 21,2 miliardi."

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Con il covid la differenza tra il Nord e il Sud della zona Euro è diventata un divario quasi incolmabile. Dice Lannoo: "dove ci sono differenze sociali più ridotte, come in Belgio, in Olanda nei Paesi nordici in genere, i risparmi sono spalmabili su quasi tutta la popolazione, molto meno invece dove il divario tra classi è ampio, come in Spagna".

Mentre in Italia si è verificata un'anomalia che contraddice la storia della propensione al risparmio degli abitanti della Penisola. Lo conferma l'esperienza agli sportelli di Adusbef testimoniata da Laudadio fin dalla prima fase del confinamento: "nel giro di pochissimo tempo, 40 o 50 giorni, il ricorso all'indebitamento è stato un fenomeno diffuso nell'ambito dei soggetti penalizzati dalla chiusura. O hanno bruciato tutti i risparmi o non erano dei risparmi considerevoli con margini di autonomia molto ridotti, non certo di dodici mesi".

E il peggio potrebbe ancora arrivare, questa volta per il lavoro dipendente e per le piccole e medie imprese. Ed è quando terminerà la cassa integrazione e quando il blocco dei licenziamenti verrà soppresso.

Tuttavia, si aspetta il colpo di frusta che, battuta la malattia, dovrebbe rimettere in piedi l'economia. Purché lo schiocco arrivi presto, prima che aziende e patrimoni famigliari siano tutti morti.

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