Dipendenti di aziende in crisi in prestito ad altre società: l'esperienza francese

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Di Giulia Avataneo
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Il lavoratore si tiene il posto di lavoro originario, ma lo stipendio viene pagato temporateamente dall'azienda in cui va a lavorare

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Dall'industria aeronautica a una fabbrica di marmellate, senza perdere il posto di lavoro di provenienza. La pandemia costringe a fare di necessità virtù. Così nella regione Lot-et-Garonne, sud-ovest della Francia, si sta sperimentando con successo il prestito di dipendenti. Il lavoratore in esubero per la crisi dell'industria aeronautica non va in cassa integrazione ma a lavorare nell'azienda vicina che ha aumentato la produzione .

"Prima o poi la crisi nel settore passerà e finché sono qui per il mio capo è un pensiero in meno - dice Laurent de Conti, dipendente in prestito-  È uno scambio di buone pratiche, lui mi ha dato un'occasione e ora tocca a me restituirla".

Circolo virtuoso

Fino a un anno fa Laurent lavorava con 56 colleghi. Il calo drastico degli ordini ha costretto il titolare a licenziare 19 persone. Altri hanno l'orario ridotto a part-time. Ma il titolare della CSA (Construction structure aéronautique), Jérôme Creuzet, non si dà per vinto:

"Ho impiegato 7-8 anni per assumere, trovare le persone giuste e formarle -  dice - Adesso dovrei licenziarle per una crisi che durerà qualche mese, forse un anno? Sarebbe un enorme spreco di risorse".

Esperimento riuscito

Nella formula del prestito il dipendente mantiene il posto di provenienza, ma stipendio e contributi sono a carico dell'azienda dove si è spostato a lavorare.

Spiega Ghislaine Héreu, direttore dell'unità di sostegno alle imprese della CCI del Lot-et-Garonne:

"Il prestito di personale esisteva già in alcuni settori specifici, come l'agricoltura. Ma l'esperienza che volevamo fare era tra attività diverse".

Una decina di società è coinvolta nel progetto, che si sta rivelando un piccolo esperimento riuscito.

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