Non accenna a placarsi la protesta popolare in Myanmar contro la giunta militare che ha preso il potere il 1° febbraio scorso con un colpo di stato. Nella giornata di sciopero generale, prevista per oggi, tante manifestazioni, anche di donne. Purtroppo la repressione non si ferma: altre due vittime.
Ancora proteste contro la giunta militare in Myanmar.
Per questo lunedi è stato indetto un grande sciopero generale: le banche, le fabbriche e i negozi sono rimasti chiusi in segno di protesta.
Purtroppo, si registrano almeno due vittime negli scontri con la polizia avvenuti nella città di Myitkyina, al centro del paese.
Oltre un migliaio di manifestanti hanno marciato per le strade di Mandalay.
Con le forze di sicurezza che bloccano le strade principali, i manifestanti hanno deciso di marciare nelle vie secondarie di diversi quartieri della seconda città più grande del Myanmar.
Centinaia di persone sono scese anche nelle strade di Dawei, nel sud-est dell'ex Birmania: nonostante la repressione, la protesta contro il colpo di stato del 1° febbraio non si arresta.
Finora si contano almeno 50 vittime dall'inizio delle manifestazioni.
A Yangon, la manifestazione coincide con l'8 marzo e la protesta è tutta la femminile.
"Non siamo più al sicuro"
Cora, una manifestante:
"Stiamo uscendo di casa perché non siamo più al sicuro in questo paese. La gente sta soffrendo sotto la giunta militare, quindi stiamo celebrando così la giornata delle donne, per la nostra prossima generazione, per rovesciare la dittatura militare".
In alcune zone del paese, le proteste anti-militari sono guidati da un gruppo paramilitare di uno dei gruppi etnici del Myanmar: per il momento, senza intenti bellicosi, soltando provando a proteggere i manifestanti dalla repressione delle forze governative.
Il mondo, intanto, sta a guardare.