In Olanda, le professioniste del sesso chiedono al governo di poter tornare a lavorare, in piena regola. Mentre altre "professioni di contatto" (parrucchieri, massaggiatori, estetisti) sono stati autorizzate, i "sex workers" debbono ancora aspettare.
"Vogliamo lavorare anche noi!"
Con i loro simbolici ombelli rossi, le lavoratrici del sesso, un'istituzione in Olanda, protestano fuori dal Parlamento, a L'Aja: chiedono il diritto di tornare a lavorare.
Altre "professioni di contatto", come parrucchieri, estetiste e massaggiatori, sono state autorizzate a riaprire da questa settimana in tutta l'Olanda, quindi perché loro no?
Governo dimissionario e indeciso
Indeciso fino all'ultimo, il governo dimissionario (dal 16 gennaio) di Mark Rutte, in attesa delle elezioni, spera che queste riaperture - che qualcuno ha giudicato frettolose - non aumentino il numero dei casi di Covid-19 nel paese.
Anche le "sex workers" chiedono di poter ripartire.
"Perchè tutti possono lavorare, tranne noi?"
Spiega Melissa, lavoratrice del sesso di Arnhem:
"Dobbiamo pagare l'affitto anche noi, proprio come qualsiasi altra persona che lavora: quindi perché tutti possono lavorare, tranne noi? Chi pagherà il nostro affitto? Perché noi non abbiamo nessun sostegno finanziario da niente e da nessuno. Dobbiamo salvarci da sole".
La collega Moira Mona scende nei dettagli:
"Possiamo davvero essere creative e nemmeno toccare il cliente. Sono una dominatrice, non devo neppure mettere un dito sul cliente per fare qualcosa di carino. Basta l'immaginazione. Quindi possiamo lavorare!".
Luci rosse spente
Le proteste delle lavoratrici del sesso evidenziano la crescente stanchezza da chiusure/riaperture/chiusure non solo nei Paesi Bassi, ma in tutta l'Unione europea, dove i governi stanno ancora cercando una soluzione che, evidentemente, tarda ad arrivare.
E le famose luci rosse di Amsterdam restano spente.
Come nove mesi fa.