Proteste e scontri in Catalogna: per il rapper, ma non solo

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Di nuovo migliaia di persone in piazza per chiedere la scarcerazione di Pablo Hasel, il rapper condanatzo per ingiurie alla monarchia e apologia di terrorismo. Ma questa volta la manifestazione aveva rivendicazioni più politiche. Manifestazione pacifica ma vandali in azione

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Banche, alberghi, concessionarie di automobili e anche l'attacco a un commissariato di polizia: la Catalogna è tornata a infiammarsi, dopo un paio di nottate di relativa calma. Al termine di una protesta pacifica, diversi gruppi hanno iniziato a sfasciare vetrine e sportelli a Barcellona, attaccando anche la polizia allineata sulla Rambla. Due camionette dei vigili sono state date alle fiamme.

Almeno una decina i fermi in serata.

Le proteste erano iniziate subito dopo l'arresto, il 16 febbraio, di Pablo Hasel, un rapper catalano che sconta una condanna a nove mesi per apologia del terrorismo e per aver rifiutato di pagare un'ammenda comminatagli per aver offeso il Re di Spagna.

Le manifestazioni di ieri, convocate da forze indipendentiste, si sono svolte anche negli altri principali centri della Catalogna, meno partecipate e senza incidenti di rilievo. Alla questione Hasel e quindi della libertà d'espressione si aggiungevano, nelle rivendicazioni dei manifestanti, temi come la riforma del lavoro o la richiesta di calmierare gli affitti, oltre a slogan come "autodeterminazione e pane, tetto e lavoro". In Catalogna si sono tenute il 14 febbraio le elezioni regionali, che hanno di nuovo premiato le forze indipendentiste, che insieme avrebbero la maggioranza assoluta. Benché il partito più votato sia quello socialista, al governo in Spagna.

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