Perché i pescatori britannici sono in crisi dopo la brexit

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I pescatori britannici si pentono di aver sostenuto la brexit. Nelle prime tre settimane di gennaio perdono metà dei profitti a causa dei rallentamenti alle frontiere. La burocrazia doganale impone tempi incompatibili con le necessità di freschezza dei prodotti ittici al bancone del mercato

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Affonda il prezzo del pesce catturato in acque britanniche, che perde la metà del suo valore nel solo mese di gennaio, ossia dall'uscita del Regno unito dall'Unione europea.

È il contrappasso per un settore euroscettico come quello ittico britannico.

E infatti cominciano a esserci ripensamenti proprio tra chi aveva pensato che la parola di Nigel Farage avrebbe moltiplicato, se non proprio i pesci, almeno i loro proventi.

È la dura legge delle prede più astute che chi pesca dovrebbe ben conoscere: mai abboccare alle esche succulente.

E invece, si lamenta Simon Driver:

"penso proprio che se avessimo saputo prima che sarebbe andata a finire così avremmo votato in modo diverso. I pescatori avrebbero guardato alle cose in una prospettiva diversa".

La famiglia di Simon e di suo padre Dave pesca nelle acque del Devon (Sud-ovest dell'Inghilterra) dal XVI secolo. Genitore e figlio pensavano che la brexit fosse un'occasione di quelle che capitano una volta a generazione, che avrebbe riparato ciò che loro consideravano la perversione della Politica comune della pesca dell'Unione europea.

Dave Driver non cela la sua frustrazione:

"e belavano che con quel yes alla brexit noi pescatori avremmo avuto una vita migliore con più pesce e un controllo sulle nostre acque. Questo ha spinto molti elettori a votare contro l'Unione europea. È andata male. Hanno mentito a tutti quelli che speravano che l'industria della pesca sarebbe migliorata. Lo avevano scritto sugli autobus di Londra: 'combatteremo per la pesca !' Non hanno fatto un bel niente".

L'imposizione di certificati di cattura, e le dichiarazioni doganali hanno causato ritardi alle frontiere, questo porta gli acquirenti europei a snobbare i prodotti ittici britannici perché arrivano troppo tardi.

Un altro pescatore, Ben Vass, per arrivare alla fine del mese ha messo alla porta due membri dell'equipaggio e ha convertito l'imbarcazione da peschereccio per il mercato europeo a dragamolluschi per i consumatori asiatici. E dice:

"la brexit ha complicato l'esportazione dei nostri prodotti. L'Unione europa acquistava il nostro pesce, ma ora ha smesso perché il pesce (a causa dei ritardi burocratici) si deteriora. Così abbiamo perso il nostro mercato principale".

I pescherecci battenti bandiera del Regno unito danno lavoro a circa dodicimila persone. La maggioranza vede tormenta all'orizzonte:

"l'80% delle nostre vendite dovrebbero essere destinate all'Unione europea, ma adesso è tutto bloccato. I nostri prezzi sono crollati. Ormai trattiamo solo pesce congelato. Quindi è spazzatura inutile per il momento".

Il governo afferma che sta lavorando con il settore della pesca britannico e l'Unione europa per rimediare ai problemi degli eccessi burocratici. Londra ha inoltre promesso aiuti economici ai pescatori danneggiati dai ritardi.

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