Non ancora una guerra aperta, ma un conflitto a intensità sempre più alta nel Pacifico Orientale. Dal Pentagono nuove direttive per il 2021: "La Cina unico vero rivale sul lungo periodo. Si intensifichino operazioni di dissuasione e deterrenza"
Stati Uniti e Cina alle grandi manovre in Asia Orientale. Non ancora una guerra aperta, ma un braccio di ferro ormai dichiarato e un conflitto a intensità sempre più alta. A riportare l'attenzione sullo scontro geopolitico in atto è un documento pubblicato la scorsa settimana dal Pentagono, che fissa gli obiettivi strategici per il 2021 di US Navy, Marines e Guardia Costiera.
Nel testo, intitolato "Il vantaggio sui mari - Prevalere con una forza navale integrata" si legge fra l'altro che anche la Russia rappresenta una sfida, ma che "alla luce delle sue potenzialità economiche e militari combinate, soltanto la Cina lo è sul lungo periodo". Operazioni navali e prove di forza si concentreranno quindi nel contrasto all'atteggiamento "maligno" della Repubblica Popolare Cinesesu scala globale, ma anche nel potenziamento di azioni di "dissuasione e deterrenza nella regione Indo-pacifica".
Un cambio di passo che sembra accreditato dalle manovre condotte negli ultimi giorni da ambo le parti nello Stretto di Taiwan: insieme al Mar Cinese meridionale, la principale scacchiera di questo braccio di ferro geopolitico.
Taipei ha qui segnalato il transito della portaerei cinese Shandong e di quattro navi scorta. Appena quattro giorni prima, nelle stesse acque era passato anche il cacciatorpediniere statunitense Mustin. Ridottissime, secondo gli esperti, le probabilità che nel breve periodo si arrivi a una guerra aperta. Con l'aumento della presenza militare di Stati Uniti e Cina, cresce però esponenzialmente il rischio che tra le due super-potenze si verifichino incidenti dalle conseguenze imprevedibili.