Brexit: ipotesi accordo provvisorio, lotta contro il tempo ma resta l'incognita sulla pesca

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Ancora in corso a Bruxelles i colloqui finalizzati ad un accordo commerciale post-Brexit

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Ancora in corso a Bruxelles i colloqui finalizzati ad un accordo commerciale post-Brexit: i negoziatori britannici e dell'Unione europea intensificano gli sforzi.

Il principale negoziatore del Regno Unito, David Frost, ha lasciato la residenza dell'Ambasciatore britannico: il periodo di transizione termina il 31 dicembre, tuttavia per i legislatori del Parlamento europeo qualsiasi accordo dovrebbe essere completato entro la giornata odierna per riuscire a ratificare il tutto entro la fine dell'anno.

I negoziati, a scanso di equivoci, dovrebbero continuare oltre la scadenza provvisoria: gli Stati membri spingono per un accordo in extremis che potrebbe entrare in vigore momentaneamente, con ratifica successiva da parte del Parlamento.

Fonti britanniche avvisano che "non ci sarà nessun accordo, a meno che non ci sia un cambiamento sostanziale" nelle posizioni di Bruxelles.

Pescare o non pescare? Questo è il problema!

La pesca, principale ostacolo all'intesa, rappresenta una parte irrisoria degli scambi commerciali tra i due blocchi, pari a circa lo 0,1%, ma il Regno Unito ne ha fatto una questione di principio e sta usando la pesca per ristabilire la propria sovranità dopo l'entrata in vigore della Brexit.

L'attività dei pescherecci europei nelle acque del Regno Unito vale circa 650 milioni di euro l'anno.

Stando a fonti vicine alla trattativa, Bruxelles avrebbe proposto di rinunciare al 20% di questa cifra nell'arco di sette anni. 

Londra avrebbe rilanciato chiedendo almeno il 60% in un periodo di soli tre anni, anche se le cifre continuano a cambiare in continuazione. 

Nel frattempo, i britannici si sono cautelati facendo scorte di prodotti europei: nelle ultime settimane l'elevata quantità di ordini ha causato ingorghi e ritardi nei porti di Dover e Calais.

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