Come cambierebbero le nostre vite con il nuovo regolamento UE su servizi e mercati digitali

Il Digital Services Act (DSA) e il Digital Markets Act (DMA) avranno senza dubbio enormi ripercussioni sui fornitori di servizi digitali dell'UE.
Il Digital Services Act (DSA) e il Digital Markets Act (DMA) avranno senza dubbio enormi ripercussioni sui fornitori di servizi digitali dell'UE. Diritti d'autore Copyright Image by Gerd Altmann from Pixabay
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Di Emma Beswick
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Vi spieghiamo in 5 punti perché la proposta UE di riforma del settore digitale è una cosa grossa, e come potrebbero cambiare le nostre vite.

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"Punto di riferimento", regolamento "di vasta portata", "ambizioso". 

Sono alcune delle definizioni usate dagli addetti ai lavori per descrivere la bozza di legislazione digitale che la Commissione Europea ha presentato martedì 15 dicembre.

Si tratta di una proposta di regolamento dei servizi digitali (Digital Services Act, DSA) e di un'altra che ha come obiettivo regolare i mercati nel settore digitale (Digital Markets Act, DMA).

I dettagli non sono ancora scolpiti nel marmo, ma le ripercussioni si annunciano enormi sia per i fornitori di servizi digitali con sede nella UE, sia per le aziende con sede al di fuori dell'Europa, come le varie Google, Facebook, AMazon e Apple (Big Tech). 

Di rimando, saranno significative anche le ripercussioni sulle vite di tutti noi. Ecco cosa potrebbe cambiare con il nuovo approccio europeo a servizi e mercati digitali.

La UE assume una vera leadership politica nel digitale

La Commissione europea sotto la guida di Von der Leyen ha promesso di rendere "l'Europa adatta all'era digitale". In molti, nel settore, la vedono come un'opportunità per la UE di sedersi al tavolo e scrivere i nuovi regolamenti digitali del futuro - sempre se saprà giocare bene le sue carte.

"Con questa proposta, la UE ha la possibilità di essere davanti a tutti", indica a Euronews Jan Penfrat, senior policy advisor di European Digital Rights (EDRi), una rete europea di ONG che si battono per i diritti digitali dei cittadini. "Spero che il DMA/DSA ci metta sulla strada giusta, ovvero quella di un'Europa che faccia sempre più da guida globale nel digitale come ha già fatto con il GDPR (regolamento nel diritto comunitario sulla protezione dei dati e sulla privacy)".

L'esperto di politiche digitali osserva che gli Stati Uniti si sono concentrati sulla legge antitrust, ma la macchina burocratica è stata eccessivamente lenta e gli effetti troppo deboli per mettere davvero un freno allo strapotere delle aziende Big Tech.

Un aggiornamento alle regole atteso da tempo

Mentre negli ultimi due decenni si sono accavallati progressi tecnologici che hanno cambiato le nostre vite drasticamente, legislazione UE che disciplina le responsabilità delle piattaforme - come i social media - ha fatto davvero pochi progressi.

Il pacchetto di leggi DSA mira a rivisitare le vecchie regole della Direttiva sul commercio elettronico del 2000. "Negli ultimi 20 anni, Internet è cambiato enormemente. Ha decisamente molto senso aggiornare queste regole", continua Penfrat.

Ogni Stato membro dovrebbe designare un'autorità nazionale responsabile della regolamentazione dei social network, e queste faranno parte di un consiglio permanente a livello europeo per garantire il corretto rispetto delle leggi in vigore.

Potrebbe incidere sui diritti fondamentali dei cittadini, tra cui la libertà di parola

"Sia il DSA che il DMA hanno la potenzialità di influenzare sia positivamente che negativamente la capacità delle persone di godere dei loro diritti umani", dice Penfrat.

La libertà di parola è uno degli esempi più lampanti. 

La mancanza di regole regala alle aziende private la possibilità di stabilire chi può partecipare al dibattito pubblico e chi no, modificando a proprio piacimento le regole del gioco. 

Ma se la normativa rendesse obbligatorio, ad esempio, l'introduzione di tecnologie per determinare algoritmicamente contenuti potenzialmente illegali prima che questi vengano caricati, la capacità dei giganti della tecnologia di filtrare molti più commenti (ed avere anche meno responsabilità legali) ne uscirebbe rafforzata. 

"Non vorrei davvero essere nei panni della Commissione Europea in questo momento", ha aggiunto l'esperto. "Dobbiamo trovare soluzioni intelligenti che proteggano i diritti fondamentali delle persone, perché Internet non scomparirà di certo".

La UE vs i giganti della tecnologia

"Da quanto abbiamo sentito, la Commissione Europea cercherà di rafforzare la propria capacità di intervenire - ma anche quella di altre autorità - qualora le aziende Big Tech detenessero una posizione troppo dominante sul mercato", ha spiegato Penfrat.

La Corte dei conti europea ha recentemente stabilito che la UE è stata inefficace nel limitare Facebook e Google nelle loro pratiche volte ad annientare la concorrenza, aggiungendo che è necessario rivedere le proprie regole per renderle adeguate all'era digitale.

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I giganti della tecnologia potrebbero essere multati fino al 10% del loro fatturato per gravi violazioni in materia di concorrenza. 

Secondo Penfrat, il nuovo regolamento dovrebbe consentire al blocco comunitario di assumere un ruolo proattivo piuttosto che reattivo in aree del settore digitale in cui i potenti attori detengono una "posizione di monopolio" che danneggia il mercato.

"Non dobbiamo aspettare che il danno sia fatto. Possiamo agire subito... prima che il danno venga fatto ad altri attori del mercato".

Messaggistica inter-app obbligatoria?

Forse uno dei cambiamenti di cui meno si parla, ma che di più potrebbe influire sulle nostre vite, riguarda la possibilità di introdurre nella legislazione una compatibilità inter-app obbligatoria.

"La commissione vuole proporre una sorta di lista nera di cose che nessuna delle grandi società di gatekeeping sarebbe autorizzata a fare", ha spiegato Penfrat.

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Sul piano tecnico, la Commissione potrebbe proporre l'obbligo per un'azienda di rendere i suoi servizi interoperabili con i concorrenti.

Pensiamo ai fornitori di servizi di messaggistica: si potrebbe inviare un messaggio dalla piattaforma Whatsapp e riceverlo su Viber, ad esempio. 

"WhatsApp mantiene la sua posizione dominante sul mercato soprattutto perché ha già un'enorme base di utenti", ha detto Penfrat.

Ma qualora venisse approvata questa interoperabilità obbligatoria, nuovi servizi di messaggistica potrebbero permettere agli utenti di interfacciarsi con WhatsApp, aprendo così nuove porte ad una maggiore concorrenza nel settore.

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