Cambiamento climatico: olivicoltura a terra

Olivi nell'isola greca di Paros (archivio)
Olivi nell'isola greca di Paros (archivio) Diritti d'autore Matthias Schrader/AP2010
Diritti d'autore Matthias Schrader/AP2010
Di Gioia Salvatorieuronews
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Cipro, Spagna, Portogallo e Italia fanno ancora i conti con una stagione pessima, quell'anno scorso, e anche quest'anno eventi climatici estremi hanno danneggiato le olive nel bacino del Mediterraneo

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Noti per essere monumentali e secolari, gli ulivi a Cipro coprono circa 11.000 ettari di terreno. Ma l'olio d'oliva affronta la minaccia del cambiamento climatico, La prima di numerose ondate di caldo nel 2020 è arrivata a maggio, la stagione della fioritura; a nulla è servito innaffiare le piante: i fiori sono caduti e ora niente frutto. Gli studiosi avvertono che alcune aree semi-aride di Cipro ora rischiano di diventare completamente aride entro il 2050 a causa del riscaldamento globale. Lo scenario peggiore profilato in uno studio del 2016 del gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite ha avvertito che il 43% del territorio di Cipro è in pericolo di desertificazione.

Il riscaldamento climatico colpisce il bacino del Mediterraneo e minaccia gli ulivi

Il problema è di tutto il bacino del Mediterraneo dove eventi meteorologici estremi, leggi gelate e tempeste, minacciano l'olivicoltura che presto, secondo gli addetti ai lavori, potrebbe adattarsi bene a latitudini oltre il 45esimo parallelo, a nord di Milano, per capirsi.

Intanto la sola soluzione è, per gli agronomi, prevedere il meteo, monitorare gli attacchi di parassiti vari (sempre più aggressivi a causa del clima più caldo) e sperare in stagioni più favorevoli rispetto a quella dell'anno scorso, nefasta per Grecia, Italia, Spagna e Portogallo con un crollo della produzione di olio che è costato agli agricoltori italiani un miliardo di euro secondo Coldiretti.

D'altronde le temperature medie dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo sono già aumentate di 1.4 gradi rispetto ai livelli preindustriali, ben oltre la media globale, e le precipitazioni sono diminuite del 2.5 per cento.

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