La parabola del premier etiope Abiy Ahmed, da Nobel per la pace a "mostro"

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Di Alberto De Filippis
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In molti chiedono che il premio Nobel venga ritirato al premier etiope, ma la cosa è impossibile

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Quando Abiy Ahmed è diventato primo ministro dell'Etiopia nel 2018, il Paese era pieno di speranze ed entusiasmo per un futuro migliore. Quest'anno, quella speranza si è trasformata in orrore visto ché le notizie di violenza etnica e guerra hanno sostituito quelle di pacificazione. Il conflitto nel nord dell'Etiopia dura già da diverse settimane e rischia di destabilizzare l'intero Corno d'Africa.

Eletto premier a poco più che 40 anni Abiy Ahmed aveva promesso di portare la pace e lo sviluppo nel paese. 

Da lui erano passati in pellegrinaggio laico i grandi della terra fino a che l'accademia del Nobel non aveva deciso di premiarlo con il presitigioso riconoscimento. Un premio che adesso in molti chiedono gli venga tolto, anche se, tecnicamente, questa cosa è impossibile. Non è previsto infatti che l'istituto svedese torni sulle proprie decisioni.

La decisione dell'attacco militare decisa dal premier

Le rivendicazioni della regione del Tigray che non riconosce l'autorità di Aby Ahmed hanno spinto il premier a ordinare un'offensiva militare dopo che una base nella capitale della regione Tigray, Mekelle, è caduta sotto il controllo di forze separatiste. Operazione che ha però ha provocato un fiume di rifugiati e una nuova crisi regionale dalle conseguenze ancora sconosciute.

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