Covid-19 e paura del contagio: i clochard sono sempre più soli

Covid-19 e paura del contagio: i clochard sono sempre più soli
Diritti d'autore Bela Szandelszky/AP
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Di Zoltán Siposhegyi
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Reportage da Budapest dove, tra l'altro, essere senzatetto è diventato un reato; sempre più reietti i senza fissa dimora ora attendono anche il grande freddo

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Le strade vuote, il freddo, la paura del coronavirus e loro, i senza fissa dimora, sempre più soli, sempre più ai margini. Siamo in Ungheria dove tra l'altro essere senzatetto è illegale a causa di una direttiva del primo ministro Victor Orbàn. "Solo la polizia può disturbarci, anche il coronavirus ci evita", dice Istvàn, clochard di Budapest. Come tutti dovrebbe rientrare a casa alle 20 ma lui una casa non ce l'ha: "Alle 8 la polizia mi ha chiesto dove vado - racconta -  Ho risposto che adesso vado a dormire. Non potrei dire che vado a casa, perché sanno che non ho una dimora. Alla fine hanno detto: 'sbrigati e buona notte!'"

Il distanziamento fisico allontana ancora di più gli altri cittadini dai clochard rifiutati durante la prima ondata anche da tanti centri di accoglienza per paura del contagio. Intervenne il comune di Budapest, allestendo un centro destinato alla loro quarantena. Oggi la situazione non è cambiata. I clochard sperano solo nell'aiuto di qualche volenteroso. "Le persone erano più generose con i senzatetto, ma ora sono diffidenti e stressate. Non ci parlano nemmeno", dice uno di loro.

L'opinione diffusa tra molti passanti a Budapest è che i clochard abbiano anticorpi più forti e siano quindi più immuni anche al coronavirus. Le temperature intanto si abbassano, molti senza tetto quindi vanno nei centri d'accoglienza dove vengono sottoposti a un tampone Gergely Zakar, direttore di un centro, racconta che la scorsa settimana sono stati effettuati 300 test PCR per i nuovi ospiti e i dipendenti.

C'è anche una nuova ala nel centro di accoglienza, costruita in vista dei prossimi freddi quelli che spaventano più di ogni altra cosa chi una casa non ce l'ha.

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