Elezioni in Myanmar: il partito di Aung San Su Kyi si assegna la vittoria

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È data quasi per scontata la riconferma di Aung San Su Kyi, anche se ci vorrà qualche giorno per la proclamazione del risultato definitivo

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Il partito di Aung San Suu Kyi "Lega nazionale per la democrazia" ha rivendicato a spoglio in corso la vittoria nelle elezioni legislative tenutesi ieri in Myanmar e conta di conquistare ancora più seggi di quelli ottenuti alle elezioni, stravinte, del 2015. Lo ha annunciato il portavoce del partito Myo Nyunt, mentre i risultati definitivi non sono ancora stati comunicati dalla Commissione elettorale. Secondo le proiezioni del partito, la "Lega nazionale per la democrazia" avrebbe ben più dei seggi necessari per ottenere la maggioranza assoluta.

Le elezioni legislative che si sono svolte domenica. Si è votato per rinnovare 500 dei 664 seggi delle due camere del Parlamento. Cinque anni fa la Lega nazionale per la democrazia aveva ottenuto una vittoria schiacciante, conquistando due terzi dei seggi. Una maggioranza che deve comunque fare i conti con il potere di veto dell'esercito, a cui la Costituzione riserva il 25% dei seggi.

Le minoranze etniche non hanno potuto votare

La grande incognita nelle elezioni è il voto delle minoranze etniche. Quanti degli elettori hanno conferito il loro voto ai partiti locali che li rappresentano?

Una delle priorità del governo Suu Kyi è il processo di pace con le decine di guerriglieri che combattono contro il governo centrale, in alcuni casi dall'indipendenza della Birmania nel 1948, per l'autonomia dei gruppi etnici che abitano le regioni periferiche della Nazione. Gli esiti del processo di pacificazione sono scarsi: in quest'ultima tornata, ad esempio, a causa dei conflitti, le elezioni sono state annullate in 51 collegi elettorali, lasciando senza diritto di voto 1,5 milioni di persone, la stragrande maggioranza membri delle minoranze etniche.

Proprio la persecuzione della minoranza etnica musulmana dei Rohingya da parte di Rangoon, ha rappresentato negli ultimi anni motivo di critiche per Suu Kyi e il suo partito. Nonostante, perseguitati e costretti a fuggire dal Myanmar, i Rohingya siano protagonisti di una delle crisi umanitarie più importanti dei nostri tempi, Suu Kyi, ha sempre negato la loro persecuzione.

Secondo le Nazioni Unite, i Rohingya, di religione musulmana, sono una delle minoranze più perseguitate al mondo. In centinaia di migliaia sono sfuggiti al genocidio ai loro danni scappando in campo profughi in Bangladesh.

A difesa dei Rohingya sono scesi in campo numerosi Paesi e leader politici, istituzioni e organizzazioni internazionali, dalla Corte penale internazionale fino al Parlamento Europeo che, con varie risoluzioni, ha preso posizione contro la loro persecuzione.

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