L'Europa dell'Est nella morsa del coronavirus

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Di Giulia Avataneo
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Fra coprifuoco e proteste, i contagi avanzano dalla Slovenia all'Ungheria.

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La morsa del coronavirus non allenta nei Paesi dell'est Europeo. In Ungheria giovedì sono morte più di cento persone. In un giorno le nuove diagnosi sono state 4700 e cinquemila persone sono ricoverate in ospedale. A questo tasso di crescita la capienza delle strutture sanitarie sarà esaurita a inizio dicembre. Andando controcorrente come nella scorsa primavera il premier Viktor Orban ha deciso di non chiudere nessuna attività, ma ha chiesto il ricorso ai pieni poteri per 90 giorni.

Repubblica Ceca e Slovacchia

La Slovacchia lo scorso fine settimana ha avviato un programma di screening nazionale che ha portato a fare tre milioni di test in due giorni. Le autorità locali sisaspettano così di poterdimezzare la diffusione dell'epidemia.

Fra i Paesi più colpiti nell'Europa centrale e orientale c'è la Repubblica Ceca. Qui il virus avanza a un ritmo di 15 mila nuove diagnosi positive al giorno. La Commissione euroepa ha stanziato 11 milioni di euro di aiuti per l'economia

Balcani tra coprifuoco e proteste

Il virus avanza anche nei Balcani. In Slovenia è stato imposto un divieto di spostamento intraregionale come misura diprevenzione. Dopo le nuove restrizioni ci sono stati scontri violenti a Ljubljana fra gruppi di dimostranti che si oppongono alle norme anti contagio e forze dell'ordine.

Infine la Croazia, dove il numero di vittime di coronavirus potrebbe raggiungere i 1500 entro la fine di novembre.

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