Chernobyl, ecco la vita di chi è tornato e sfida l'inquinamento radioattivo

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Chernobyl, icona del disastro nucleare: in tanti sono tornati nelle aree ancora contaminate

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La mattina del 26 aprile 1986, un improvviso aumento della potenza nel reattore numero 4 provoca una forte esplosione nella centrale nucleare di Chernobyl. È il più grave incidente nucleare mai verificatosi in una centrale, e uno dei due incidenti classificati come catastrofici con il livello 7 (massimo della scala INES) dall'IAEA, insieme al disastro nella centrale di Fukushima Dai-ichi nel marzo 2011.

La nube radioattiva finisce per contaminare irrimediabilmente l'aria, il suolo e gli abitanti per decine e decine di chilometri nella regione. Ma il vento e le nuvole trasportano le particelle radioattive anche per migliaia di chilometri in tutta Europa.

Un report del Chernobyl Forum, redatto da agenzie dell'ONU, fissa in 65 le vittime accertate e in più di 4.000 i casi di tumore della tiroide. Le associazioni antinucleariste internazionali contestano i dati, definiti al ribasso: secondo varie sigle, i decessi sono stimati attorno ai 6.000.000 su scala mondiale nel corso di 70 anni, contando tutti i tipi di tumori riconducibili al disastro.

Il racconto di Valentina, sopravvissuta al disastro nucleare

Valentina Kukharenko, 82 anni, ha deciso di non lasciare la sua casa nell'attuale zona di esclusione di Chernobyl. Ci dice: "Mio marito ha visto un lampo luminoso mentre lavorava su una gru. Non ha prestato molta attenzione, perché i lampi come quello capitavano spesso, ma più tardi ha sentito un fastidio alla gola e la sua bocca era secca. L'ha detto ai suoi amici: 'non mi sento bene'. E loro gli hanno risposto: 'bisogna bere vodka'. Così ha bevuto. Al mattino i medici sono arrivati con un dispositivo per misurare le radiazioni e controllare la tiroide. E il suo livello era molto alto".

Dopo l'incidente alla centrale, coloro che vivevano nei pressi di Chernobyl sono stati immediatamente evacuati ed è stata istituita una zona di esclusione di 30 chilometri. L'area attorno alla centrale è stata divisa in quattro anelli concentrici: il più piccolo, che delimita il territorio più esposto alle radiazioni, entro 30 km dalla centrale, è la cosiddetta Quarta Zona.

Oggi, vivere all'interno della zona di Chernobyl è proibito dalla legge ucraina. Il governo riconosce che la terra è ancora inquinata, ma - nonostante questo - 130/180 persone, soprattutto anziani, si sono stabilite qui.

Tornare a casa, nonostante l'inquinamento radioattivo

Il professor Sergey Zibtsev dell'Università nazionale di Scienze della Vita e dell'Ambiente dell'Ucraina ritiene che il suolo intorno a Chernobyl sia ancora contaminato: "Attualmente le persone sono gravemente esposte alle radiazioni anche al di fuori della zona di esclusione, soprattutto gli abitanti del villaggio, perché è tutto ancora pericoloso per l'ambiente a 30 anni dal'esplosione. Il governo deve fare enormi investimenti per proteggere la popolazione, centinaia di migliaia di persone che vivono al di fuori della zona di esclusione".

Nonostante gli effetti drammatici sulla popolazione, molti scienziati ritengono che l'impatto sull'ecosistema non sia stato negativo nel lungo periodo e che la zona si stia riprendendo.

Evgeny Markevich, 82 anni, che vive nella zona di alienazione, è sicuro che non ci sia alcuna minaccia per la sua salute e ha deciso di tornare a Chernobyl: "Il corpo umano si adatta a tutto, si abitua e tutto diventa normale - dice - sono passati 34 anni: il tempo guarisce ogni cosa".

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