Ischgl, Austria: il paradiso degli sciatori diventato l'incubatore del coronavirus in Europa

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Di Interviste di Johannes Pleschberger
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La nota località sciistica austriaca fu chiusa il 12 marzo scorso. Troppo tardi, nonostante le autorità fossero state allertate da una settimana sulla presenza di un focolaio a Ischgl. Da lì partì un scia di contagi che fece ammalare oltre diecimila persone in Europa

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I media lo hanno definito il "ground zero" del coronavirus in Europa: è Ischgl, nel Tirolo. La località sciistica austriaca, nota come l'Ibiza delle Alpi, è diventata un gigantesco incubatore che ha fatto ammalare oltre 10mila persone.

Un gruppo di sciatori islandesi avevano manifestato sintomi da Covid-19 il 3 marzo; due giorni dopo l'Islanda aveva inserito Ischgl nella lista delle aree a rischio allertando le autorità austriache. Il 7 marzo era stato registrato il primo caso di positività tra il personale di un bar molto frequentato. Tuttavia i turisti avevano continuato a rimanere all'oscuro di tutto fino al 12 marzo, quando era arrivato lo stop alle strutture ricettive.

Il 13 veniva comunicato dal governo federale l'obbligo di quarantena per la popolazione dell'area, scatenando il panico fra i vacanzieri che - alcuni ancora con gli scarponi da sci ai piedi - si erano precipitati a rientrare in massa nei loro Paesi d'origine (la maggior parte in Germania).

"Mezzo mondo conosce gli errori che sono stati fatti qui nella gestione della crisi", dice il socialdemocratico Georg Dornauer, che dai banchi dell'opposizione continua a chiedere le dimissioni del governo di Günther Platter, rappresentante del Partito popolare austriaco (ÖVP) del cancelliere Sebastian Kurz.

L'esecutivo locale non ha alcuna intenzione di fare un passo indietro e sta invece ridisegnando il suo sistema sanitario, che si è trovato impreparato nell'emergenza. A guidare la riorganizzazione il capo della task force anti-coronavirus Elmar Rizzoli.

A inchiodare i vertici locali ma anche quelli federali alle loro responsabilità è stata anche la relazione, resa pubblica nei giorni scorsi, di una commissione indipendente d'inchiesta. A presiederla Ronald Rohrer, che precisa che lo scopo di questo lavoro è stato analizzare gli errori in ottica costruttiva, perché non vengano ripetuti in futuro. Per questo sono state anche formulate delle raccomandazioni.

Ma c'è chi invece vuole portare in tribunale chi doveva decidere e si è mosso troppo lentamente. Un'associazione austriaca per la protezione dei consumatori (VSV) sta seguendo quattro cause civili con richieste di danni che arrivano fino a 100mila euro. Sta inoltre mettendo in piedi una class action contro il governo austriaco, che sta coinvolgendo oltre mille persone.

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