Francia tra nucleare e fonti rinnovabili: quali sono i vantaggi e i rischi della transizione?

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Di Guillaume Petit
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L'obiettivo del governo è di ridurre la quota di energia nucleare dal 70% al 50% entro il 2035. Un taglio che però potrebbe danneggiare l'economia del paese, principale esportatore di energia in Europa.

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La centrale nucleare del Bugey, vicino a Lione, è la più antica della Francia. A più di 40 anni dalla sua inaugurazione funziona ancora a pieno regime, fornisce lavoro a circa 2mila persone e rappresenta il 7% della produzione nucleare nazionale.

Nel giro di 15 anni 2 dei suoi 4 reattori potrebbero essere chiusi. Per gli attivisti però non è sufficiente. Jean Pierre Collet fa parte dell'associazione 'Get rid of the nuclear' ('Sbarazziamoci del nucleare'), vive vicino alla centrale e da anni ne chiede lo smantellamento.

"Quello che ci preoccupa è l'impatto sulla salute - dice Collet a Euronews - l'impianto emette radiazioni tutto il tempo. Poi c'è il problema delle scorie nucleari, una volta seppellite restano lì per sempre e non sappiamo come trattarle".

Nel 2019 l'Autorità per la sicurezza nucleare ha segnalato dei problemi ad uno dei reattori. L'azienda che lo gestisce - Edf, la principale impresa francese per la produzione e distribuzione di energia elettrica - ha assicurato che in caso di rischi l'impianto sarà chiuso immediatamente.

Ma quanto possono durare ancora le prime centrali nucleari d'Europa? 14 dei 57 reattori nucleari attualmente in funzione in Francia potrebbero essere chiusi entro il 2035, mentre le ultime centrali a carbone saranno chiuse entro il 2022.

L'obiettivo del governo è di ridurre la quota di energia nucleare dal 70% al 50% e di aumentare la quota di energia rinnovabile fino a circa il 40% entro il 2030. Un impegno rinnovato più volte dopo il disastro di Fukushima del 2011 che ha riacceso il dibattito sulla sicurezza delle centrali nucleari.

Queste ultime emettono meno CO2 rispetto alle centrali alimentate a carbone e gas. Il problema è legato all'età degli impianti che, stando alle associazioni ambientaliste, comporta un rischio per gli abitanti del territorio circostante.

"Vicino alla centrale di Bugey, a una distanza di circa 30 km, vive più di un milione di persone - dice a Euronews Roger Spautz, membro di Greenpeace - in caso di incidente, a rischio non sarebbero solo gli abitanti della Francia ma anche quelli dei paesi vicini".

Ma quali sono le fonti di energia che, a lungo termine, potrebbero sostituire almeno in parte le centrali nucleari? Le energie rinnovabili basteranno?

"Abbiamo un obiettivo molto importante da raggiungere utilizzando l'energia solare ed eolica - spiega Carine de Boissezon, responsabile dello sviluppo sostenibile per Edf - metà dell'energia da fonti rinnovabili e metà dagli impianti nucleari: è così che intendiamo soddisfare il fabbisogno francese"

Le energie rinnovabili permettono una diversificazione delle fonti che ha vantaggi e limiti. "I costi sono diminuiti significativamente negli ultimi 10 anni - sottolinea de Boissezon - ma a differenza dell'energia nucleare le energie rinnovabili sono meno controllabili, poiché dipendono maggiormente dalle condizioni climatiche".

A preoccupare è anche il calo delle esportazioni di energia prodotta col nucleare. La Francia è il primo esportatore di energia elettrica in Europa. Per alcuni esperti, una diminuzione eccessiva del nucleare potrebbe avere effetti controproducenti.

"I picchi di consumo di energia elettrica in Francia sono di solito si registrano nel mese di febbraio, intorno alle ore 19, quando è buio - dice Valérie Faudon, direttore generale della Società francese per l'energia nucleare - quindi non possiamo fare affidamento solo sull'energia solare, serve anche il nucleare. Potremmo usare l'eolico, ma potrebbe non esserci vento quel giorno. In quel caso potremmo avere la necessità di importare energia. In genere però si farà ricorso agli impianti a gas".

Con il rischio, secondo alcuni esperti, di vedere aumentare le emissioni di CO2. Tutto dipenderà da quello che faranno i paesi vicini e quale sarà la loro evoluzione in un'Europa dove l'energia è diventata interconnessa.

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