Ecco il cartoon che Federico Fellini avrebbe girato

"La Fellinette" di Francesca Fabbri Fellini
"La Fellinette" di Francesca Fabbri Fellini Diritti d'autore Fellini
Di Paolo Alberto Valenti
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La regista Francesca Fabbri Fellini, nipote del maestro Federico Fellini, ha presentato alla Festa del Cinema di Roma il suo cartoon "La Fellinette", tratto dai disegni che lo zio le regalò dopo una passeggiata sulle spiagge di Rimini in un inverno anni Settanta

Tanti anni fa, in conclusione di una giornata d'inverno sulla spiaggia di Rimini, il maestro Federico Fellini regalò a sua nipote Francesca un disegno che la ritraeva bambina. La bambina di allora rivive nel cortometraggio di animazione "La Fellinette" presentato domenica 18/10 al Festival del Cinema di Roma da Francesca Fabbri Fellini, nipote di Fellini e regista dell'opera.

Ancora un sogno per Federico

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"Lo zio Federico aveva un sogno: quello di fare un film di animazione. Ho esaudito questo suo desiderio con questo tributo, il film "La Fellinette". Grazie ai ragazzi dello Studio Ibrido di Torino guidati dalla straordinaria Linda Kelvink, sono riuscita a portare nell'animazione il disegno de "La Fellinette" che lo zio Federico mi ha fatto in un pomeriggio del 1971 dopo, una passeggiata sulla spiaggia. Questi ragazzi sono riusciti a dar vita e tridimensionalità alla Fellinette e ai clown che lo zio Federico (nell'epoca in cui girava il film "Clown") mi ha disegnato. Questi disegni straordinari sono e resteranno sempre una delle cose più belle che mi ha lasciato": ha detto sul filmato di presentazione dell'opera la regista Francesca Fabbri Fellini.

Una favola muta

"La Fellinette" è una favola muta, nata dall'unione virtuosa fra l'animazione dello Studio Ibrido di Torino e il live action. I protagonisti sono, di volta in volta, una bambina e il suo cagnolino, una spiaggia invernale, un palloncino rosso che vola in cielo e una sedia da regista su cui si siede la piccola protagonista. Nell'azione scenica si muovono poi le creature che sfilano agli ordini del Direttore (Ivano Marescotti), avvolto dal mantello di Mandrake, una ballerina eterea (Milena Vukotic), un mago delle bolle (Bustric), un funambolo (Federico Bassi), l'uomo delle ombre (Carlo Truzzi) e il creatore della neve (Gabriele Pagliarani).

Dalle note di regia

"Il giorno del mio battesimo a Bologna, il 6 giugno del ‘65, mia mamma Maria Maddalena Fellini e il mio papà il Dott. Giorgio Fabbri, avevano scelto come miei padrini, lo zio Federico Fellini e la zia Giulietta Masina.

Così quel giorno, il Mago del Cinema, che aveva già vinto 3 premi Oscar insieme alla sua Fata, e la zia Getta versarono in dono polvere di stelle sulla mia culla. Mio zio Federico ha sempre amato i cartoni animati. Una volta mi disse che gli sarebbe piaciuto firmarne uno.

Con il mio cortometraggio, intitolato ‘La Fellinette’, tributo per il suo Centenario della nascita, credo di aver completato l’ultimo tassello del puzzle, avendo nel mio sangue il suo DNA.

Ritengo magico questo mio debutto alla regia, grazie ad una storia che mi è arrivata in sogno la notte tra l’11 e il 12 maggio del 2019".

“Nulla si sa, tutto si immagina”

“Nulla si sa, tutto si immagina” amava ripetere spesso Fellini. Nato nel 1920 a Rimini, sulla Costa adriatica italiana, quella zona che i generali alleati della seconda guerra mondiale avevano definito il ventre molle dell'Europa, Fellini ha giocato con i sogni, i clown, i personaggi macchiettistici e i fantasmi di tutta una vita a partire da "Lo sceicco bianco", "I vitelloni", arrivando fino a "8 1/2", "Amarcord", "Casanova", "La Voce della Luna"...

L'arte e l'ironia

La sua dolente o giocosa ironia non ha risparmiato nulla: dalla grassa provincia romagnola fino ai ricordi della spacconate fasciste travestite con le vestigia dell'antica Roma. E poi la sua ineffabile estasi davanti alla generosa bellezza delle donne: il loro erotismo, la potenza della loro anima che diventa poesia. Il film "La città delle donne" è un monumento alla definitiva sconfitta del maschio e non solo del latin lover. Con "La Dolce vita", posta fra le mani di Marcello Mastroianni e la favolosa Anita Ekberg, sotto la cascata della Fontana di Trevi, che diventa l'acqua del paradiso perduto, Fellini svelò non solo il suicidio della società italiana del dopoguerra, ma anche la sua capacità di risorgere con quella potente ansia di vita, di amore e di allegria che è caratteristica dell'Italia tutta.

L'ultimo atto di questa storia senza fine che si chiama Federico Fellini non poteva che essere un omaggio all'infanzia e alla sua meravigliosa bellezza.

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