Caso Navalny: Mosca rischia pesanti sanzioni. Francia e Germania inviano proposte all'Unione europea

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Di Debora Gandini
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Caso Navalny: Mosca rischia pesanti sanzioni. Francia e Germania inviano una proposta ai paesi dell'Unione europea. Il Cremlino deve fare luce su quanto accaduto. Intanto il portavoce del Presidente Putin apre all'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche

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Mentre dall’Olanda arrivano le prove definitive dell’avvelenamento di Alexei Navalny con il Novichok, Parigi e Berlino invieranno ai paesi dell'Unione Europea le proprie proposte di sanzioni alla Russia Un duro monito quello che arriva dal Francia e Germania se non sarà fatta luce su quanto accaduto al famoso oppositore di Vladimir Putin, come sottolineato dal ministro degli esteri tedesco Heiko Maas: "È chiaro che se gli eventi non verranno chiariti, se non verranno fornite le informazioni necessarie, saranno inevitabili sanzioni mirate contro i responsabili, e contro Mosca.”

Secondo fonti diplomatiche, le sanzioni proposte riguarderebbero i funzionari dell'intelligence militare russa. Nel comunicato diffuso il messaggio è chiaro: si parla di una grave violazione del diritto internazionale. Il messaggio arriva dopo che l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche, ha rivelato che ad avvelenare il famoso blogger è stata una sostanza tossica neurotossica ma non un'arma chimica militare.

La posizione di Mosca

Mosca, che ha ripetutamente dichiarato che Berlino non ha mai informato nessuno delle sue conclusioni sul caso Navalny, fa sapere, tramite Il portavoce del presidente Putin, che l’Organizzazione avrà accesso a "tutto il materiale" necessario per portare avanti le indagini sul caso. Proprio ai primi di ottobre la Russia aveva invitato gli esperti a recarsi in Russia per fornire l’aiuto necessario. Dal Cremlino il portavoce del Presidente russo, sottolineando la completa estraneità nell'avvelenamento del blogger, ha precisato che la Russia vuole far luce sull'accaduto, e arrivare alla verità.”

Alexei Navalny, da sempre il nemico numero uno di Putin, per le sue denunce sulla corruzione e la criminalità, ora sta meglio. Dai social prosegue la sua battaglia, esortando l'Unione europea ad intervenire, vietando l’ingresso in Europa a figure di spicco che appoggiano il governo di Putin.

La ricostruzione del caso Navalny: un tè avvelenato

Navalny era stato ricoverato in terapia intensiva all'ospedale di Osmk lo scorso 20 agosto, dopo aver bevuto un tè avvelenato nel bar dell'aeroporto di Tomsk ed essersi sentito male durante il viaggio in aereo verso Mosca, come affermano i suoi sostenitori che puntando il dito contro il Cremlino.

La decisione della Germania, i temporeggiamenti dei medici

La Cancelliera tedesca Angela Merkel ha preso, subito, umanamente e politicamente a cuore le sorti di Navalny. Dopo qualche giorno gli specialisti tedeschi arrivati a Osmk avevano richiesto l'immediato trasferimento in Germania, ma i medici locali hanno temporeggiato sostenendo che il paziente fosse troppo debole per il trasferimento.

Per loro, la diagnosi era chiara: nessun avvelenamento, solo un disturbo dell'equilibrio dei carboidrati, un disordine metabolico. Sempre secondo gli amici del dissidente, questo sarebbe stato uno stratagemma per perdere tempo e far sparire ogni traccia di veleno nell'organismo di Navalny.

Già nel luglio 2019, mentre si trovava in carcere per una detenzione di 30 giorni, Navalny si sentì male: ufficialmente i medici della prigione parlarono di "crisi allergica", ma un medico vicino al dissidente disse esplicitamente che si trattò di un tentativo di avvelenamento con una sostanza chimica sconosciuta.

La firma del Novichok

La conferma dell’avvelenamento porta on se gravi conseguenze nei rapporti della Germania, e dell’Europa in generale, con la Russia. Mosca sconta già le sanzioni che erano state messe in campo nel 2014, dopo l’annessione della Crimea.

Si torna così alle grandi tensioni fra i partner europei e il presidente russo Putin nel 2018, quando i servizi russi tentarono di uccidere l’ex spia Sergei Skripal e la figlia Julia a Salisbury, nel Regno Unito.

Sviluppato negli anni ’70 dall’esercito sovietico, il Novichok è proibito dall’OPAC (l'Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche). Eppure non è la prima volta che i servizi russi sono accusati di essere coinvolti nell'avvelenamento di personaggi scomodi per la dirigenza di Mosca. Il Novichok, infatti, è un composto - o meglio, un insieme di molecole correlate - indissolubilmente legato all'Unione Sovietica (prima) e alla Russia (poi). Rientra nella categoria degli agenti al nervino ed è stato sviluppato con un solo obiettivo: uccidere.

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