Ajka, una tragedia ancora viva nella mente degli ungheresi

Ajka, una tragedia ancora viva nella mente degli ungheresi
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Di Debora Gandini
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Ajka, un disastro umano e ambientale ancora vivo. Sono passati 10 anni dal più grave disastro industriale dell’Ungheria. Il Paese non dimentica e chiede ancora giustizia

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Sono passati 10 anni dal più grave disastro industriale dell’Ungheria. Era il 4 ottobre del 2010 quando un incidente in una fabbrica di alluminio ad Ajka, nella parte occidentale del paese finì per inondare le campagne circostanti e diversi villaggi con una massa enorme di acqua e fanghi rossi altamente nocivi. Bilancio 10 morti, centinaia di feriti e un danno ambientale enorme.

Ancora oggi quel buco nel serbatoio è visibile. Proprio da quell’impianto è iniziato ad uscire fango corrosivo, pari quasi a un milione di metri cubi. Spazzando via in un attimo le case di Kolontár, il paese più vicino.

**10 anni dopo: i racconti dei sopravvissuti **

Gizella Német è una barista di questa cittadina. Quel giorno era al lavoro, ma suo figlio, e i suoi suoceri erano a casa. La coppia, ottantenne, si è precipitata nel bagno quando è arrivato il fiume di fango: "La nonna ha aiutato il nonno a salire sul bordo della vasca, poi lui ha aiutato lei a salire. Quella povera donna ha visto tutto quello che stava accadendo dalla finestra. La vasca era alta 80 centimetri, ma il fango li ha comunque travolti.”

I membri della famiglia di Gizella sono rimasti feriti, ma sono vivi. Le loro abitazioni sono state invece distrutte. Nel villaggio resta agibile solo una casetta. Era di una delle vittime del disastro. Ora tutti i sopravvissuti si sono riuniti in un’associazione anche per farsi forza. C'è chi non dimentica ma non si è mai dato per vinto. Tutti nel paese dicono che bisogna guardare al futuro, anche se fa male ricordare il passato. 

"Ci sono alcuni fattori, importanti nella vita umana, che restano impressi nelle menti delle vittime per tanto tempo."
Gábor Sarlós
Esperto comunicazione

Anche il villaggio più distante, quello di Devecser, fu gravemente colpito. Qui è stata costruita una nuova zona residenziale per chi ha perso tutto, c’è anche un ambulatorio medico e un campo sportivo. Ma secondo un gruppo di ricercatori locali, il governo non si è mai preoccupato degli effetti sanitari, psicologici e sociali delle persone coinvolte.

Gábor Sarlós è un esperto di comunicazione. Ci fa notare che non è vero che la gestione di una catastrofe termina quando tutto dalla zona colpita si tolgono le macerie. Ci sono alcuni fattori, che sono molto importanti nella vita umana, che restano impresse nelle menti delle vittime per tanto tempo.

Questo gruppo di ricerca afferma che lo studio degli effetti a lungo termine provocati da una catastrofe potrebbe aiutare a gestire nuove situazioni di crisi, come l'attuale pandemia. Per quel disastro sono state condannate 10 persone, ma secondo l’accusa i responsabili sono ancora liberi. Un verdetto finale potrebbe arrivare non prima di novembre.

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