La vignetta satirica in Europa non è minacciata solamente dalla precarietà lavorativa e finanziaria, aggravata dal coronavirus. Cinque anni dopo la strage di Charlie Hebdo, chi fa satira nel nostro continente è ancora in pericolo. Ce lo ricorda una mostra che apre in Puglia questa settimana.
La vignetta satirica in Europa non è minacciata solamente dalla precarietà lavorativa e finanziaria, aggravata dal coronavirus. Cinque anni dopo la strage di Charlie Hebdo (si è aperto quest'anno il processo ai presunti complici), chi fa satira nel nostro continente è ancora in pericolo.
A ricordarcelo ci pensano un concorso internazionale di vignette satiriche, aperto a 160 artisti di 44 paesi diversi, e la relativa mostra allestita a Conversano, nei pressi di Bari, con le migliori opere scelte da una giuria di esperti.
"La crisi del Covid-19, con leggi eccezionali approvate o decise senza consultare i parlamenti in alcuni Paesi, ha peggiorato la situazione per quanto riguarda la libertà di stampa, la libertà di espressione e la satira politica, con una indifferenza quasi generale da parte dell'opinione pubblica", dice a Euronews l'organizzatore dell'iniziativa, Thierry Vissol, direttore del Centro Librexpression - Fondazione Giuseppe Di Vagno. "Per questo motivo abbiamo scelto a questo tema, fondamento di ogni vita democratica".
Nel 2019, “Reporters Senza Frontiere” (RSF) scrive nel suo rapporto World Press Freedom Index che stiamo entrando "in un decennio decisivo per il giornalismo, esacerbato dal coronavirus".
Guardiamo solamente agli ultimi mesi.
Ad inizio pandemia, nel gennaio 2020, un vignettista danese, Niels Bo Bojesen, è stato preso di mira dal governo cinese, con tanto di richieste di scuse formali dall'ambasciata, per aver pubblicato sul giornale Jyllands Posten una vignetta in cui le stelle della bandiera cinese venivano rimpiazzate dal nuovo coronavirus. Simile pressioni cinesi si sono registrate anche in Belgio.
Da fine aprile 2020, il vignettista Gàbor Pàpai e suo giornale sono sotto minaccia di denuncia dal partito al potere, i cristianodemocratici che appoggiano Viktor Orbán, per la pubblicazione di una vignetta considerata blasfema raffigurante Gesù Cristo sulla croce.
In una lettera pubblicata a giugno, la Federazione Europea dei Giornalisti snocciola altri esempi.
A dicembre 2019, le vignette del palestinese Mohammad Saba'aneh, esposte alla Corte penale internazionale (CPI) dell'Aia, sono scomparse senza spiegazioni per qualche ora, salvo riapparire sotto scorta della polizia. Alcuni vignettisti russi, come Denis Lopatin, sono stati costretti all'esilio per evitare il carcere. Lopatin aveva pubblicato un cartoon che mostrava il capo procuratore della Crimea vestita da suora mentre cullava una rappresentazione di forma fallica di Nicola II, ultimo imperatore della Russia e santo della Chiesa ortodossa russa.
In Svezia, un vignettista di origine palestinese, Mahmoud Abbas, è stato insultato e minacciato in seguito alla pubblicazione di una vignetta sul crollo dei prezzi del petrolio in aprile a causa della pandemia. La vignetta è diventata virale in Arabia Saudita perché il protagonista è stato accostato al principe ereditario Mohammed Bin Salman. Abbas è stato definito "terrorista", e online sono circolate informazioni personali sulla sua famiglia e sulla sua posizione.
Nell’aprile 2019, dopo aver pubblicato una vignetta che criticava la politica del presidente Trump in Israele, il New York Times ha preso la decisione di non pubblicare più vignette satiriche per “non offendere alcuni dei suoi lettori”. Autocensura preventiva, secondo l’espressione di Patrick Chappatte, uno dei due vignettisti messi alla porta.
Negli Usa, un secolo c’erano più di 2.000 vignettisti editoriali, oggi ne sono rimasti 25.
In Italia, a parte il Vernacoliere toscano, le riviste cartacee di satira sono praticamente scomparse. Tentativi come “Il Male” di Pino Zac degli anni Settanta non hanno avuto fortuna. Qualche rivista web sussiste, ma non in grado di remunerare correttamente i vignettisti. La Francia fa eccezione con Le Canard Enchaîné, Charlie Hebdo, Siné Mensuel, Siné Madame, per citare solo i più famosi, o giornali come “Courrier International” che fa della vignetta satirica una sua specialità.
Molto spesso ci si dimentica che i vignettisti editorialisti sono giornalisti a pieno titolo", conclude Vissol. "La satira è un colpo di frusta che dovrebbe contribuire ad aprire dibattito [...] pone domande per le quali i cittadini hanno il diritto di ricevere risposte vere e non anestetizzate".
_La mostra "Abbasso la satira" è organizzata dal Centro Librexpression - Fondazione Giuseppe Di Vagno al castello di Conversano (BA) dal 25 settembre al 5 dicembre 2020. Nell'esibizione sono esposte le opere dei 55 semifinalisti e finalisti del contest internazionale. Queste sono solamente alcune di esse.
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_Il concorso era rivolto ai vignettisti dei principali paesi del Consiglio d'Europa. Quest'anno cade infatti il 70esimo anniversario della firma della Convenzione europea dei diritti dell'uomo a Roma (4 novembre 1950). L'articolo 10 della Convenzione elabora l'articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo: è quello sulla libertà di opinione e di espressione nei Paesi firmatari. Libertà, secondo gli organizzatori, "ben lungi dall'essere rispettate, non solo nei paesi non europei, ma anche in molti dei 47 Stati membri del Consiglio d'Europa". _