Il premier italiano convinto del'apertura di una nuova stagione di collaborazione con Bruxelles sul dossier migranti
In Italia il numero di migranti in questi mesi è continuato a salire e il paese si è trovato a dover far fronte quasi da solo alla pressione migratoria.
Negli anni passati non solo la politica dei porti chiusi di Minniti e Salvini hanno provocato una riduzione degli arrivi.
In passato un ruolo lo hanno avuto anche gli aiuti economici di Roma alla Libia e alla Tunisia per bloccare le partenze.
Adesso in Libia la guerra civile non accenna a placarsi, senza considerare la grave crisi economica in Tunisia. I numeri inferiori di arrivi del 2018 e 2019 erano dettati dalle minori partenze, determinate dai soldi provenienti da Roma che, si sospetta, finissero anche nelle tasche delle milizie che gestivano il controllo delle coste libiche e dei lager dove i migranti venivano rinchiusi. L'esplosione della pandemia e il rischio sanitario legato all'arrivo dei migranti ha peggiorato le cose.
Il premier Giuseppe Conte ha promesso nuove misure: "Abbiamo rinforzato il piano dei rimpatri, quindi ci sarà una sorpresa di un piano molto più efficace e confidiamo di partire molto presto per intensificare i rimpatri. Solo una gestione realmente europea e multilivell, quindi abbracciando la dimensione esterna, interna, rafforzando la partnership con i paesi di origine e di transito, senza slogan, ma con una politica efficace possiamo affrontare questo problema".
L’obiettivo è quello di trovare un equilibrio tra l’accoglienza e il rigore anti-irregolari, ma se le promesse di Bruxelles non venissero implementate il risultato in Italia potrebbe essere disastroso