Brexit: cosa cambierà realmente in caso di "deal" o di "no deal"

Camion salgono a bordo di traghetti nel Porto di Dover (Inghilterra), nella mattina di sabato 1 febbraio 2020, giorno in cui Brexit è divenuta effettiva
Camion salgono a bordo di traghetti nel Porto di Dover (Inghilterra), nella mattina di sabato 1 febbraio 2020, giorno in cui Brexit è divenuta effettiva Diritti d'autore AP Photo/Matt Dunham
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Di Alasdair SandfordAntonio Storto
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Sicurezza, commercio, pesca, immigrazione, accordi di polizia: vi presentiamo un excursus esaustivo su cosa comporterebbero i due scenari, mentre l'eventualità di un'uscita senza accordo torna ad affacciarsi

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La minaccia di Boris Johnson di ritirare il Regno Unito dai colloqui commerciali con l'UE ha aumentato ulteriormente la tensione nelle trattative già in corso.

Indipendentemente dal fatto che si raggiunga o meno un accordo sui futuri legami tra Unione e Regno Unito, una volta scaduto il periodo di transizione - in data 31 dicembre - arriveranno inevitabilmente dei cambiamenti.

Il Regno Unito lascerà il mercato unico e l'unione doganale dell'Unione europea e sta cercando un accordo di libero scambio con la massima indipendenza dalle regole comunitarie.

Tuttavia, il mancato raggiungimento di un accordo significherebbe una rottura delle relazioni. Ci sarebbe un maggior attrito commerciale, legami più deboli riguardo alla sicurezza e molti altri accordi reciproci svanirebbero nel nulla.

Ecco quindi, una carrellata su alcune delle principali differenze tra "deal" e "no deal"

Commercio

Grandi cambiamenti sono già in corso, dato che il Regno Unito ha abbandonato il mercato unico e l'unione doganale, e ciò vale anche nel caso di un accordo commerciale. Ci saranno due diversi regimi doganali e normativi, che porteranno una maggiore burocrazia e controlli alle frontiere per gli standard e la conformità legale.

In caso di un mancato accordo, l'UE e il Regno Unito effettueranno gli scambi alle condizioni dell'Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC). Le cui tariffe e quote possono essere applicate anche in presenza di un accordo commerciale, nonostante entrambe le parti cerchino di evitarlo. Ma un "no deal" sarebbe probabilmente più costoso per i commercianti in termini di tariffe. Il tasso UE per i paesi terzi è del 10% per le importazioni di automobili e del 90% per alcune importazioni di carni.

Le dichiarazioni doganali saranno costose anche con un accordo, ma il mancato raggiungimento di un accordo potrebbe eliminare le possibilità di semplificare le procedure, ad esempio attraverso schemi di commercio fiduciari. L'UE sta pianificando l'introduzione dei controlli doganali completi a partire da gennaio, mentre il Regno Unito prevede di effettuarli gradualmente entro sei mesi.

Le regole sull'origine dei beni significherebbero più burocrazia e controlli in uno scenario senza accordi.

I controlli normativi completi avverranno in ogni caso, che un accordo ci sia o meno. L'UE e il Regno Unito attueranno due diversi sistemi per le norme, che comporteranno maggiore burocrazia e costi. Ma un accordo potrebbe ridurre i controlli fisici per le importazioni agroalimentari: particolarmente importante, questo, per l'Irlanda del Nord, uno dei principali importatori della Gran Bretagna.

Per l'industria chimica britannica, inoltre, il mancato raggiungimento di un accordo di condivisione dei dati con l'UE comporterebbe costi amministrativi ulteriori per oltre un miliardo di sterline (1,11 miliardi di euro). Un accordo di mutuo riconoscimento ridurrebbe i costi, ma il Regno Unito sta cercando di divergere nelle normative che riguardano i farmaci, i prodotti chimici e i beni industriali.

Trasporti

Senza un accordo, i trasportatori del Regno Unito e dell'UE non avrebbero più il diritto di operare nei rispettivi territori. Questo potrebbe essere molto dannoso per i camion comunitari, che costituiscono la stragrande maggioranza di quanti arrivano ogni giorno nel porto inglese di Dover.

Gli operatori avrebbero invece bisogno di permessi nell'ambito del sistema europeo, ma le quote sono limitate: vengono rilasciati molti meno permessi rispetto al numero di autisti attualmente in circolazione. Questo fa temere gravi sconvolgimenti nel commercio. Un punto interrogativo esiste anche sul reciproco riconoscimento delle patenti di guida e degli standard professionali da parte del Regno Unito e dell'Unione Europea.

Nell'ambito della pianificazione relativa al no-deal nel 2019, l'UE ha dichiarato che avrebbe consentito ai camion britannici l'accesso temporaneo per nove mesi.

Per quanto riguarda le ferrovie invece, la determinazione di uno scenario o di un altro non farebbe molta differenza per gli operatori e i conducenti transfrontalieri: dovranno comunque conformarsi a due sistemi diversi a partire dal 2021. Ma il mancato raggiungimento di un accordo bilaterale tra il Regno Unito e la Francia per il tunnel sotto la Manica potrebbe portare disagi se gli standard su ciascun lato finiranno per divergere.

Nei trasporti aerei, dal 2019 entrambe le parti si sono accordate per preservare i collegamenti di base senza alcun problema. di continuità. Ma è improbabile che le compagnie aeree britanniche siano in grado di volare all'interno dell'UE e viceversa. I servizi potrebbero essere limitati in quanto il Regno Unito avrebbe bisogno di accordi bilaterali con paesi all'interno e all'esterno dell'Europa. Anche un accordo vedrebbe l'accesso limitato del Regno Unito all'UE e una regolamentazione più complicata, dato che il Regno Unito si sta ritirando dall'Agenzia europea per la sicurezza aerea (EASA).

Servizi

Senza un accordo, l'UE e il Regno Unito potrebbero non riconoscere le rispettive qualifiche professionali, anche se gli Stati membri sarebbero in grado di prendere decisioni unilaterali.

Le imprese dell'UE dovrebbero rispettare le regole di stabilimento nel Regno Unito per operarvi, mentre le società di servizi del Regno Unito dovrebbero soddisfare i severi requisiti previsti per i "paese terzi" per potersi stabilire nel continente. A tal proposito, alcune grandi imprese hanno già adottato misure preventive.

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Anche i brevi viaggi d'affari dei fornitori di servizi tra Regno Unito e UE potrebbero essere soggetti a ulteriori costi e oneri burocratici.

Per quanto riguarda i servizi finanziari, a meno che non venga concordato un accordo, le imprese del Regno Unito non avranno più diritto a servizi "passaporto" nei paesi dell'UE. I consulenti e le compagnie di assicurazione con sede nel Regno Unito potrebbero trovarsi di fronte un'operatività  limitata nell'UE.

Le aziende del Regno Unito potrebbero poi dover fare affidamento su decisioni individuali di "equivalenza", ovvero quel tipo di decisioni che uno Stato prende per riconoscere i requisiti di servizio di un altro.

Se l'UE non dovesse riconoscere come adeguato il sistema di protezione dati del Regno Unito, potrebbe diventare più difficile trasferire dati tra le due regioni.  Potrebbe inoltre divenire molto più difficoltosa la condivisione di informazioni rilevanti tra le forze dell'ordine di entrambe le parti.

Pesca

Uno scenario "no deal" potrebbe finire per consentire ai pescherecci britannici di pescare nelle acque del Regno Unito più di quanto non potrebbero fare con un accordo, che potrebbe invece imporre delle restrizioni. Sia il Regno Unito che L'Unione Europea avrebbero diritti esclusivi nelle proprie acque, e ciascuno avrebbe bisogno di un permesso per operare sul territorio dell'altro.

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Tuttavia, gli esportatori britannici sarebbero gravemente colpiti se, come è probabile che avvenga in assenza di un accordo, venissero imposte tariffe e severi controlli normativi.

Il diritto internazionale prevede negoziati annuali sull'accesso, cosa che il Regno Unito esige come parte di un accordo, ma a cui l'UE si oppone.

Sicurezza

Il mancato raggiungimento di un accordo sulla polizia e la giustizia penale renderebbe più difficile l'estradizione di detenuti e criminali tra Regno Unito ed UE, in entrambe le direzioni. Il Regno Unito perderebbe l'accesso al mandato d'arresto europeo e alle banche dati comunitarie. L'Unione europea perderebbe a sua volta i benefici del contributo britannico alle attività di polizia in territorio comunitario.

I sistemi sistemi alternativi a disposizione, in effetti, sono meno efficaci e obsoleti. Anche con un accordo, la decisione del Regno Unito di non accettare la giurisdizione della Corte di giustizia europea (CGCE) rischia di indebolire la cooperazione in materia di sicurezza.

Norme in materia di asilo

Alcune leggi dell'UE in materia di asilo potrebbero rimanere in vigore nel Regno Unito anche dopo la fine del periodo di transizione, fino a quando non fossero espressamente abrogate.

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I regolamenti di Dublino dell'Unione europea consentono agli Stati membri UE di rimpatriare, in determinate circostanze, i richiedenti asilo in un paese comunitario che questi abbiano già attraversato. Tuttavia, una volta fuori dall'Unione Europea, il Regno Unito potrebbe trovare gli altri stati membri meno disposti ad accoglierli.

La questione non rientra nei negoziati. Tuttavia il Regno Unito - che ha cercato di rimandare indietro i migranti che hanno attraversato la Manica in piccole imbarcazioni - vuole un nuovo accordo, ma l'UE, secondo quanto finora riferito, ha respinto le proposte britanniche.

Ciò prefigura l'assenza di un meccanismo legale a livello europeo che permetta al Regno Unito di rimandare i richiedenti asilo in altre nazioni.

Invece, è probabile che il Regno Unito si basi su trattati bilaterali che ha già stipulato con altri Paesi, come la Francia - anche se gli accordi non riguardano le persone che arrivano in territorio britannico e chiedono asilo.

Cosa non cambierà

Qualunque sia l'esito dei colloqui commerciali, l'accordo che ha stabilito i termini del divorzio del Regno Unito dall'UE lo scorso gennaio rimane in vigore con la valenza di un trattato internazionale.

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Il Regno Unito avrà una nuova politica di immigrazione a partire dal gennaio 2021. Tuttavia, il patto di ritiro protegge gli accordi per i cittadini dell'UE che già vivono nel Regno Unito e per i britannici residenti nel continente.

Esso copre anche gli obblighi finanziari del Regno Unito nei confronti dell'UE e gli accordi per evitare una frontiera "dura" tra l'Irlanda del Nord e la Repubblica d'Irlanda. Ciò comporterà però un aumento della burocrazia e dei costi tra la Gran Bretagna e l'Irlanda del Nord, che si atterranno ad alcune regole dell'UE.

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