Bielorussia: Maria Kolesnikova detenuta al confine con l'Ucraina

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Stando all'agenzia di stampa Interfax-Ukraine la leader dell'opposizione, rapita ieri, si sarebbe rifiutata di attraversare la frontiera

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Maria Kolesnikova sarebbe stata arrestata dalle autorità di frontiera bielorusse dopo essersi rifiutata di attraversare il confine con l'Ucraina. Emergono nuovi dettagli su quanto sarebbe successo alla leader dell'opposizione bielorussa nelle ultime 24 ore.

Stando alla ricostruzione dell'agenzia di stampa ucraina Interfax-Ukraine questa mattina la dissidente bielorussa, rapita ieri mentre si trovava nel centro di Minsk, sarebbe stata trasportata al confine assieme ad Ivan Kravtsov e Anton Rodnenkov, altri due membri del Consiglio di coordinamento creato dall'opposizione per facilitare i colloqui con il leader di lunga data Alexander Lukashenko.

Qui le autorità avrebbero intimato ai tre di attraversare la frontiera. Kravtsov e Rodnenkov avrebbero obbedito, mentre Kolesnikova si sarebbe rifiutata, rimanendo in custodia dalla parte bielorussa del confine.

Il viceministro degli esteri ucraino, Anton Gerashenko, ha confermato che Kravtsov e Rodnenkov si trovano in Ucraina.

Le autorità bielorusse hanno usato tattiche simili con altri esponenti dell'opposizione nel tentativo di reprimere le manifestazioni cominiciate dopo la rielezione di Lukashenko.

Il giorno dopo le elezioni del 9 agosto Svetlana Tikhanovskaya, la principale sfidante del presidente in carica, è stata costretta a lasciare il paese per la Lituania a causa delle pressioni delle autorità.

Sabato Olga Kovalkova, stretta collaboratrice e legale di Tikhanovskaya, si è trasferita in Polonia dopo che le autorità hanno minacciato di tenerla a lungo in prigione se si fosse rifiutata di lasciare il paese.

Polizia e ministero dell'interno finora hanno negato qualsiasi coinvolgimento nel rapimento di Kolesnikova.

La reazione della diplomazia europea

La scomparsa di Kolesnikova aveva scatenato l'immediata reazione della diplomazia europea, guidata dall'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri Josep Borrell.

"Arresti arbitrari e rapimenti per ragioni politiche, in Bielorussia, compresi gli interventi brutali di stamani ai danni di Andrei Yahorau, Irina Sukhiy e Maria Kalesnikova, sono inaccettabili - ha twittato Borrell -. Le autorità bielorusse devono smettere di intimidire i cittadini e di violare leggi nazionali e obbligazioni internazionali".

"Chiediamo chiarezza e il rilascio di tutti i prigionieri politici in Bielorussia", gli ha fatto eco il ministro degli esteri tedesco Heiko Maas.

Più di 600 persone sono state arrestate durante le proteste antigovernative di domenica. Anche in quest'occasione non sono mancate le violenze: alcuni video mostrano uomini non identificati, armati di manganello, mentre picchiano diversi manifestanti.

Kolesnikova è membro del Consiglio di coordinamento istituito dall'opposizione per chiedere un passaggio pacifico del potere. I suoi membri hanno accusato Lukashenko di avere instaurato un "regime di terrore".

Il presidente, al potere da 26 anni, sostiene che i membri del Consiglio di coordinamento stiano cercando di prendere il controllo dello Stato, danneggiando la sicurezza nazionale".

Sanzioni mirate contro i responsabili delle brutalità

L'Unione europea sta pianificando sanzioni mirate per i responsabili della brutale repressione e della falsificazione dei risultati elettorali.

Almeno quattro persone sono già morte dall'inizio delle proteste, più di settemila i manifestanti arrestati dalle forze di sicurezza. Nelle ultime settimane un'ondata di scioperi ha bloccato le attività del paese.

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