L'ultima volta che un'oncia del metallo prezioso è costata più di 1.800 dollari bisogna risalire al periodo successivo alla crisi finanziaria del 2011
Mentre il Covid-19 ha causato il crollo dei mercati azionari, sembra che la pandemia abbia fatto schizzare il prezzo dell'oro ai massimi storici.
L'ultima volta che un'oncia del metallo prezioso è costata più di 1.800 dollari bisogna risalire al periodo successivo alla crisi finanziaria del 2011.
Quel record è stato infranto lo scorso luglio, mese in cui il prezzo ha superato per la prima volta la soglia dei 2.000 dollari.
Per i commercianti britannici di lingotti, le persone vedono nell'oro un sinonimo di sicurezza nei momenti di crisi.
"Il prezzo aumenta e diminuisce in base alle calamità - dice Oliver Temple, comproprietario della Gold Investments - così il prezzo inizia a salire perché le persone si preoccupano, le azioni decrescono, i tassi di interesse anche: se c'è una crisi petrolifera o una guerra, le persone storicamente puntano sempre all'oro, perché è visto come un porto sicuro".
In contrapposizione a chi acquista oro come investimento, c'è però chi lo vende per fare cassa.
"C'è stato un enorme aumento di persone nelle ultime 4-6 settimane - afferma invece James Constantinou, proprietario della Prestige Pawnbrokers - generalmente arrivavano con qualsiasi cosa di valore incluso tra 500 e 1500 sterline: tuttavia, nelle ultime due settimane, abbiamo visto gente che portava lingotti, con relativo incremento delle cifre".
Il coronavirus continua a danneggiare l'economia e il mercato del lavoro, favorendo il prosperare di attività come il banco dei pegni: ciò significa che i tempi cupi sembrano dietro l'angolo.