COVID-19: quali Paesi europei hanno adottato le politiche più severe?

Immagine d'archivio - Un dottore in Venezuela disinfettato da un collega dopo un controllo su un asintomatico in un hotel di quarantena a Caracas
Immagine d'archivio - Un dottore in Venezuela disinfettato da un collega dopo un controllo su un asintomatico in un hotel di quarantena a Caracas Diritti d'autore Ariana Cubillos/Copyright 2020 The Associated Press. All rights reserved.
Di Mathieu Pollet
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Mappa basata su uno studio di Oxford: "una misurazione standardizzata, trasparente e comparativa" delle misure anti-Covid introdotte da oltre 180 paesi nel mondo.

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Un team di ricerca dell'Università di Oxford ha studiato le politiche adottate dai governi di oltre 180 paesi per affrontare la pandemia elaborando un indice di risposta al Covid-19 sulla base di 17 indicatori.

Il Kosovo (punteggio di 69,44 su 100) è in cima alla classifica del rigore europeo, mentre la Bielorussia e la Georgia sono i due Paesi "più indulgenti" con uno score di 8,33 su 100.

Nella sola Unione Europea, è il Portogallo ad essere in testa con un punteggio complessivo di 66,2/100, mentre l'Estonia e la Lituania si collocano all'ultimo posto (19,44/100).

Quattro le categorie stabilite dal gruppo di lavoro della Blavatnik School of Government:

  • risposta globale del governo;
  • sostegno economico offerto alla popolazione;
  • misure di contenimento e di salute pubblica;
  • severità;

Quest'ultimo parametro indica nello specifico il rigore delle misure introdotte e mira ad alimentare la discussione su quali siano le misure più appropriate contro l'epidemia.

Come viene calcolato l'indice?

"Diamo un voto alla presenza della politica", ha detto a Euronews la dottoressa Anna Petherick, docente e co-autrice. "Il punto principale è fornire una misura obiettiva di quanto i diversi Paesi stiano facendo", ha aggiunto.

Per misurare il rigore delle misure introdotte, ad esempio, sono state prese in considerazione nove voci: dalla chiusura di scuole e dei posti di lavoro, al trasporto pubblico, passando per le campagne di informazione, le restrizioni sui viaggi e il blocco degli assembramenti.

Circa 290 collaboratori aggiornano le informazioni provenienti dai funzionari governativi o dai media e le convertono in parametri codificati che vanno ad alimentare l'index.

"Se in un Paese ci si può riunire in gruppi di 50 persone, si ottiene una valutazione; se non sono previsti assembramenti di oltre 5 persone, il punteggio è più alto", ha spiegato Toby Phillips, collega di Petherick.

"L'eterogeneità delle risposte dei governi è esattamente il motivo per cui è necessaria una misura standardizzata, trasparente e comparativa", afferma Thomas Hale, un professore associato di politica pubblica che ha contribuito al progetto.

Più sono rigorose le misure, meglio è?

Second Petherick, piuttosto che limitare del tutto i contatti tra le persone è necessario mettere in campo una complessa combinazione di diverse politiche: alla luce dei risultati, è così che si ottiene il maggior numero di benefici per la salute.

Tuttavia, è indubbio che ad inizio epidemia ci sia stata "una relazione tra la severità della risposta da parte della politica e la sua velocità: in entrambi i casi, ci sono stati meno morti", ha sostenuto Phillips.

Bisogna infine tener conto dello 'sfinimento da lockdown', in particolare "per quelle popolazioni che non hanno le risorse economiche o il supporto per sostenere le misure di distanziamento fisico", ha concluso Hale.

I dati mostrano che il numero di decessi giornalieri legati al coronavirus (in grigio) sia effettivamente correlato al rigore delle misure governative (in blu). È interessante notare il ritardo osservato tra l'attuazione di nuove misure e il tasso di mortalità.

(nel grafico, il rapporto tra decessi e severità delle misure di contenimento in Francia, Italia e Germania - scorrere con la freccia per cambiare Paese)

Lo scopo originale di uno strumento come quello di Oxford non è quello di misurare l'efficacia delle politiche di contenimento - poiché le situazioni possono variare notevolmente da un paese all'altro, e il numero di casi registrati dipende dalla quantità di test effettuati - ma "di dare un contributo alla conversazione", ha detto Petherick.

Patherick ha spiegato che, se da un lato è stato difficile valutare nel merito le singole misure - appartenenti ad un insieme di azioni intraprese all'indomani della prima ondata -, dall'altro sta diventando più facile valutarne l'effetto una volta che vengono rilassate le restrizioni, una dopo l'altra. "La varietà delle risposte dei governi espone la difficoltà di rispondere a una minaccia prettamente transnazionale, con quasi 200 diverse politiche nazionali", hanno scritto gli autori.

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