Biden e lo scivoloso appoggio dei militari

Colin Powell appoggia Biden
Colin Powell appoggia Biden Diritti d'autore AP/AP
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Di Diego Malcangi
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Colin Powell ha espresso il suo endorsement a Biden, ma per i democratici l'approccio al tema militare è sempre stato rischioso

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La nomination di Joe Biden per la candidatura democratica alle presidenziali non è una sorpresa ma resta una notizia, vista la partenza lenta delle sue primarie e le attività del figlio Hunter in Ucraina, che qualche imbarazzo l'hanno creato.

Ma se si può trarre qualche indicazione dalla Convention democratica si può riassumere in tre parole: famiglia, integrazione ed esercito. Tre parole chiave che potrebbero caratterizzare il resto di questa campagna elettorale.

Joe Biden si è mostrato con la famiglia, e questo è norma negli States. ma della sua famiglia ha parlato anche Colin Powell: l'endorsement alla candidatura presidenziale di Biden da parte dell'ex Segretario di Stato repubblicano sorprende, anche se Powell non aveva votato per Trump nel 2016. Da ex militare ha puntato sul messaggio ai militari: Biden sarà un ottimo comandante supremo - ha assicurato - ed è tanto vicino alle Forze Armate da aver fatto partire in guerra il suo amato figlio, Beau. Endorsement importante perché quello militare è sempre stato un punto debole dei democratici, e non è detto che provare a scardinare quel tabù porti fortuna.

Perché Powell nel suo video ha mostrato un figlio di Biden, Beau, partito in guerra e promesso a una brillante carriera politica. Morì però di cancro nel 2015. 

Ma nell'esercito, seppur da riservista, ci andò anche un altro figlio, Hunter, congedato perché trovato positivo alla cocaina. E Hunter, divenuto lobbysta e consulente, finirà poi coinvolto nello scambio di scandali tra il padre e Trump sull'Ucraina e sulla Russia.

Michael E. Samojeden/AP
Michael Dukakis sul carro armatoMichael E. Samojeden/AP

E poi quando con l'esercito ci provò Michael Dukakis con la famosa fotografia su un carro armato fu un disastro, e proprio contro lo stesso Bush che poi avrebbe chiamato al governo Powell, fino alla guerra in Iraq quando toccò proprio a Powell riciclare le catilinarie di Cicerone davanti alle Nazioni Unite: "fino a quando, Saddam, abuserai della nostra pazienza?" disse tenendo in mano la famosa fialetta. 

 Cosa rievocata da Michael Moore, che certo non è repubblicano ma da fiero oppositore di Bush sull'Iraq ironizza sul potere unificante dell'endorsement di Powell a Biden.

In casa repubblicana comunque sono in molti ad esprimersi contro Trump: dalla vedova dell'ex eroe di guerra e senatore repubblicano, John McCain, che alla convention ha presentato un video sull'amicizia tra lui e Biden, fino ai tanti che, come l'ex candidato presidente Mitt Romney, restano nell'alveo repubblicano ma dicono apertamente di non sostenere Trump.

Famiglia, quindi, ed esercito. E poi c'è il tema del voto degli afroamericani, sempre prezioso per i democratici che ora puntano anche sulle proteste Black Lives Matter e sulla gestione da parte di Trump. Foltissima la presenza coloured nella convention democratica, anche tra gli artisti. E poi Tracee Ellis Ross, l'attrice che ha condotto la seconda serata, ha detto: "per troppo tempo la leadership femminile nera è stata utilizzata ma mai valorizzata. Adesso cavalchiamo l'onda. E la nomination di Kamala è un fatto storico per chiunque creda nel popolo". Kamala Harris, prima donna di colore candidata alla vicepresidenza.

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