Ghiacciaio Planpincieux: ecco perché i prossimi 3 giorni sono cruciali

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Di Cecilia Cacciotto
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Siamo tutti preoccupati per gli evacuati della Val Ferret e per le sorti del Planpincieux, il ghiacciaio sul Bianco, salito alla ribalta della cronaca già a settembre 2019. Il surriscaldamento climatico resta l'unico imputato. Cosa possiamo fare nel nostro piccolo? Pensiamoci e mettiamolo in pratica

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I prossimi tre giorni sono fondamentali per il giacciaio Planpincieux, in Valle d'Aosta.

Il caldo previsto nel fine settimana potrebbe portare a valle 500mila metri cubi di ghiaccio.

Un'immensità che ha richiesto l'evacuazione della Val Ferret.

Già a settembre dell'anno scorso il ghiacciaio aveva destato l'attenzione dei media; la situazione con la fine della bella stagione era rientrata. Quella parte di ghiacciao è comunque venuta giù, sbriciolandosi all'inizio di giugno, senza causare problemi maggiori.

Intervistato da_ Euronews_, il ricercatore Edoardo Cremonese sottolinea che i prossimi tre giorni saranno fondamentali: "Grazie alle misure fatte dai ricercatori di 'Fondazione montagna sicura' e delle strutture regionali che si occupano dei movimenti dei ghiacciai,  si è notato che negli ultimi dieci giorni la parte terminale del ghiacciaio ha iniziato a accellerare il suo movimento a valle, anche nell'ordine di metri al giorno", spiega. "Abbiamo quindi una grossa porzione di ghiacciaio - si parla di 500mila metri cubi - che si sta muovendo verso valle. Se proviamo a simulare dove potrebbe arrivare questa massa, qualora cadesse, si vede che arriva a interessare alcune porzioni della val Ferré, nel suo trasporto solido e nella sua parte di aerosol, arriva a lambire anche l'altra parte del versante. Da qui la necessità della scelta difficile: quella di evacuare alcune parti della valle e la sua chiusura".

Il caldo di questi giorni non aiuta e questo week end si annuncia torrido anche in alta montagna. "Il caldo facilita la fusione del ghiaccio, creando una sorta di film d'acqua tra il ghiaccio e la roccia - continua Cremonese - che finisce per avere un'azione lubrificante, facilitando il movimento di questa enorme massa verso valle".

Quello a cui assistiamo sul Monte Bianco negli ultimi mesi è chiaramente il frutto del riscaldamento climatico. Se indietro non si può tornare, per andare avanti dobbiamo integrare nei nostri comportamenti due approcci che possono fare la differenza, come ci spiega sempre Cremonese: l'adattamento, "che consiste nel porre in essere le condizioni per minimizzare l'impatto dei cambiamenti climatici, cosa che prevede un forte sforzo di educazione e comunicazione, la creazione di un terreno comune in alta montagna" tra fruitori, lavoratori ricercatori, (e già questo non è uno sforzo da poco); e la mitigazione, che dovrebbe portare a limitare le emissioni di gas alteranti, responsabili del surriscaldamento climatico.

Cose che sappiamo, ma che dobbiamo integrare, come sottolinea Cremonese. In attesa che - in noi - qualcosa cambi, aspettiamo la fine di questa nuova ondata di caldo, per conoscere la sorte del Planpincieux.

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