"Italia, Spagna, Portogallo dimezzeranno la popolazione entro il 2100"

Folla in India
Folla in India Diritti d'autore BHUVAN BAGGA/AFP or licensors
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Di Stefania De Michele
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Tassi di natalità in forte calo a partire dalla seconda metà del secolo, secondo uno studio pubblicato da The Lancet

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Maggiore istruzione per le donne, minore tasso di natalità: due grandezze inversamente proporzionali che, soprattutto nei Paesi a elevati indicatori demografici, produrranno la loro rivoluzione, anche dove la popolazione cresce ancora a ritmo spedito.
Così, secondo i ricercatori dell’Institute for Health Metrics and Evaluation presso la School of Medicine dell’Università di Washington, entro il 2100, 183 su 195 Paesi studiati non avranno i tassi di fertilità richiesti per mantenere l’attuale popolazione.
Lo studio di modellizzazione, pubblicato su The Lancet, prevede dunque anche un deciso calo delle popolazioni in età lavorativa in Paesi come India e Cina, che danneggerà la crescita economica e potrebbe avere implicazioni negative per le forze di lavoro e i sistemi di supporto sociale.

Ma, secondo le proiezioni, il picco negativo interesserà in particolar modo i Paesi europei:

📌la Spagna passerà da 46 a 23 milioni di abitanti

📌l'Italia, a sua volta, dimezzerà la popolazione, passando da 61 a 31 milioni

📌il Portogallo calerà da 11 a 4,5 milioni di abitanti.

Alcuni Paesi come la Francia procedono in controtendenza, aumentando da 65 a 67 milioni di abitanti.

Popolazione mondiale: la parabola è ancora ascendente

La popolazione mondiale crescerà ancora e presto (si stima nel 2064) raggiungerà il picco di 9,7 miliardi di esseri umani. La popolazione della regione sub-sahariana potrebbe triplicare, consentendo a poco meno della metà della popolazione mondiale di essere africana entro la fine del secolo.
I quasi 10 miliardi previsti sono un numero enorme, molto superiore a quello che le risorse terrestri (specie per come vengono gestite ora) possono sopportare. Ma quello sarà il picco. Poi l’umanità inizierà a essere un po’ meno numerosa, per effetto del fatto che un numero sempre maggiore di donne avrà avuto accesso all‘istruzione e alla contraccezione. Tra chi conoscerà il calo maggiore ci saranno Giappone, Thailandia, Spagna e anche Italia che potrebbero vedere la loro popolazione ridursi di oltre il 50%.

Meno esseri umani a partire dalla seconda metà del secolo

La popolazione mondiale diminuirà dalla seconda metà del secolo a 8,8 miliardi di persone entro il 2100, 2 miliardi in meno rispetto alle proiezioni delle Nazioni Unite, secondo uno studio che prevede perturbazioni nell'equilibrio globale e all'interno delle società.
Anche i Paesi asiatici figurano tra quelli più colpiti da questa perdita di popolazione, come il Giappone, da 128 a 60 milioni, la Thailandia, da 71 a 35 milioni, e la Corea del Sud, da 53 a 27 milioni.

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Neonato in una clinica di JakartaADEK BERRY/AFP or licensors

Calo e invecchiamento della popolazione: bene per l'ambiente, male per l'economia

Il minore impatto antropico previsto è "una buona notizia per l'ambiente (meno pressione sui sistemi di produzione alimentare e meno emissioni di CO2)", ha detto Christopher Murray, direttore dell'Institute for Health Metrics and Evaluation (IHME) di Seattle, che ha condotto lo studio, pubblicato su The Lancet. Ma "l'inversione della piramide delle età avrà conseguenze profonde e negative sull'economia e sull'organizzazione delle famiglie, delle comunità e delle società", ha detto. Anche se queste proiezioni non sono "fissate nella pietra" e i cambi di passo nella politica potrebbero alterare le traiettorie dei diversi Paesi.

Secondo l'ultimo rapporto dell'ONU sulla popolazione mondiale, la popolazione della Terra dovrebbe raggiungere i 9,7 miliardi nel 2050 e i 10,9 miliardi nel 2100, rispetto ai 7,7 miliardi di oggi. Ma il nuovo studio mette in discussione questa continua crescita nel XXI° secolo. I ricercatori dell'IHME, organizzazione finanziata dalla Bill and Melinda Gates Foundation, punto di riferimento per i loro studi sulla salute pubblica globale, prevedono un picco già nel 2064, da 9,7 miliardi di persone, prima di scendere a 8,8 miliardi nel 2100.

L'impatto dei metodi contraccettivi

Secondo i ricercatori, il declino demografico sarà strettamente legato all'espansione dell'istruzione delle ragazze e all'accesso ai metodi contraccettivi, che secondo lo studio ridurrà il tasso di fertilità a 1,66 bambini per donna entro il 2100 rispetto agli attuali 2,37. Un calo della fertilità molto più rapido di quanto previsto dall'ONU.
In 183 dei 195 paesi studiati, il tasso sarebbe sceso al di sotto di 2,1 bambini per donna entro il 2100 per impedire alla popolazione di migrare.
Ma le tendenze demografiche, che includono anche la mortalità e la migrazione, variano da regione a regione.

I nuovi rapporti di forza economici

Lo studio prevede una possibile redistribuzione dei grafici economici e geopolitici, anche se il potere di uno Stato non è necessariamente ridotto alla sola dimensione della sua popolazione.
Ad esempio, la Cina potrebbe perdere quasi la metà della sua popolazione (1,4 miliardi oggi, 730 milioni nel 2100), con un calo del numero di persone in età lavorativa che potrebbe penalizzare la sua crescita economica.
Gli Stati Uniti, che presto perderanno la loro posizione di maggiore economia mondiale, potrebbero nuovamente superare la Cina entro la fine del secolo, se l'immigrazione continuerà a compensare il calo di fertilità.

Concorrenza per attirare i lavoratori migranti

"Sarà davvero un mondo nuovo, un mondo per il quale dovremmo prepararci oggi", dice il direttore di The Lancet, Richard Horton.
In un mondo in cui la popolazione in età lavorativa è destinata a diminuire, ma in cui si prevedono sei volte più persone oltre gli 80 anni (da 141 milioni a 866 milioni), l'attuale struttura dei sistemi di assistenza sociale e dei servizi sanitari avrebbe dovuto essere "rivalutata", sottolinea il direttore dell'IHME, Murray.
"Rispondere a questo declino demografico diventerà probabilmente una delle principali preoccupazioni politiche in molti Paesi - continua il suo collega, Stein Emil Vollset - ma questo non dovrebbe compromettere gli sforzi per migliorare la salute riproduttiva delle donne o il progresso dei diritti delle donne".
Per cambiare la traiettoria demografica, si parla di "politiche sociali" per aiutare le donne a lavorare e ad avere il numero di figli che vogliono.

Ma anche "politiche di immigrazione liberale".

"Crediamo che entro la fine di questo secolo, i Paesi che hanno bisogno di lavoratori migranti dovranno competere per attrarre queste persone, che ci si aspetta provengano principalmente dall'Africa subsahariana e dal mondo arabo", conclude Murray.

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