Come ampiamente previsto, il Tribunale Arbitrale dello Sport di Losanna ha annullato la squalifica di due anni dalla Champions League per il Manchester City. Il club inglese, di proprietà della famiglia reale di Abu Dhabi, è dunque riammesso alla coppa più prestigiosa.
Per il Manchester City, una bella remuntada, utilizzando un termine caro al suo allenatore, il catalano Pep Guardiola.
Rimonta e ribaltamento del risultato, non in campo, ma alla Corte d'Appello sportiva di Losanna: il Manchester City è riammesso alla Champions League!
E' infatti stata annullata la squalifica di due anni dall'Europa per il club inglese, dal 2008 di proprietà della famiglia reale di Abu Dhabi, gestita come una vera e propria azienda dallo sceicco Mansour bin Zayed Al Nahyan.
La parziale violazione del Fair play finanziario costa una multa, 10 milioni di euro (e non 30 come richiesto dall'accusa), ma non lo stop dalla Coppa piû prestigiosa.
Ora, con la sentenza di parziale assoluzione, tutto torna normale per i "Citizens", che potranno cosi trattenere Guardiola e tutti i giocatori più quotati, che avevano minacciato di andarsene in caso di bando dalle coppe.
Il nemico pubblico numero 1: l'UEFA
L'UEFA ha punito il City a febbraio per "gravi violazioni" delle regole di monitoraggio delle finanze del club e per non aver collaborato con gli investigatori.
Tra le accuse c'è quella secondo cui il club avrebbe ingannato l'UEFA per diversi anni, per rispettare le regole di integrità finanziaria - note come "Financial Fair Play" -, necessarie per partecipare alle competizioni europee per club.
Gli investigatori nominati dall'UEFA avevano aperto un dossier dopo che nel novembre 2018 la rivista tedesca "Der Spiegel" ha pubblicato le e-mail del club e i documenti dei funzionari della società. Probabilmente stati ottenuti da un hacker portoghese, Rui Pinto, conosciuto come lo scopritore del "Football Leaks" del calcio mondiale.
Nel mirino le sponsorizzazioni di Abu Dhabi
Le prove pubblicate sembravano mostrare che il City avesse veramente ingannato l'UEFA, sopravvalutando gli accordi di sponsorizzazione del 2012-16 e nascondendo la fonte di reddito legata alle aziende statali di Abu Dhabi, proprietarie dello stesso club.
Il City non ha mai contestato l'autenticità dei documenti, ma ha sostenuto che le prove erano state rubate.
L'UEFA aveva già messo sotto osservazione i conti presentati dal City fin dal 2014.
Quell'anno, la UEFA multò il Manchester per 20 milioni di euro, trattenendoli dal suo premio in denaro ricavato dalla Champions League.
Quella fu la prima "ondata" di attente valutazioni delle finanze dei club europei, troppo spesso scricchiolanti e non veritieri. Da allora, il controllo sui club si calcio è diventato sempre più rigido, arrivando a sanzionare - con misure differenti - diversi club, anche tra i più prestigiosi (Milan e Barcellona, ad esempio).