La crisi dell'abbigliamento, covid dà il colpo di grazia

La crisi dell'abbigliamento, covid dà il colpo di grazia
Diritti d'autore Andy Wong/AP
Di euronews
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Da Parigi passando per Roma e Londra fin agli States il settore è in ginocchio. La crisi è iniziata nel 2008

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In Europa così come oltremanica e oltre-atlantico le boutique del prêt-à-porter temono l'arrivo di settembre e con esso un crollo ulteriore nelle vendite.

La Fédération nationale dell'abbigliamento in Francia, che rappresenta i negozi indipendenti, ha allertato il governo sulla nuova tempesta economica che potrebbe abbattersi sulla categoria alla vigilia dell'autunno.Oltremanica gli ultimi annunci intanto hanno portato solo questa settimana a un taglio dei posti di lavoro di oltre 10 mila dipendenti.

La Banca d'Inghilterra lanciato l'allerta sul rischio di ritrovare percentuali di disoccupazioni simili a quelle degli anni 80.

Il rischio vero è corso dalle grandi catene che vestono i giovani a prezzi bassi. Un modello di business che potrebbe essere stravolto dopo la pandemia. Addio grandi magazzini affollati, prove nei camerini, acquisti plurimi. Si potrebbe tornare a prediligere qualità alla quantità. E allora, ecco che la catena H&M ha già annunciato la chiusura di otto negozi in Italia, di cui due a Milano. "Serve una slow fashion – per Renato Borghi, presidente della Federazione Moda – bisogna lasciare maturare le stagioni e il prodotto senza far uscire linee ogni due mesi e senza drogare la domanda". 

Appello che rientra nei binari già percorsi da un altro grande della moda Giorgio Armani che continua a dire "La moda deve rallentare il suo ritmo insostenibile"..

Il settore dell'abbigliamento resta osservato speciale anche oltre-atlantico, il covid sembra dare il solo il colpo di grazia in realtà: dal 2008 il settore annaspa anche per via del cambiamento delle abitudini dei consumatori che si sono indirizzati a consumare abbigliamento di seconda mano.

Anche l'Italia pagherà un prezzo altissimo.

Circa 17 mila negozi in Italia rischiano di non riaprire lasciando a casa 35 mila persone, la stima è di Renato Borghi, presidente di Federazione moda Confcommercio. Per l'anno in corso, si prevede un calo di consumi di 15 miliardi di euro e una riduzione dei ricavi del 50 per cento rispetto all’anno precedente. intervistato da Linkiesta ha dichiarato: "Abbiamo la merce imballata  in negozio, la stagione è cambiata e andiamo direttamente verso l’estate, ma dobbiamo onorare i pagamenti coi fornitori. I miei colleghi sono disperati. Pensi alle valigerie, nei prossimi mesi gli italiani non potranno andare all’estero e qui non vedremo turisti stranieri. Questi negozianti come faranno?".

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