Carceri (affollate) e coronavirus

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In Gran Bretagna disposte 4000 scarcerazioni ma il processo va a rilento

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Con le carceri sovraffollate in diversi paesi, l'emergenza coronavirus sta costringendo molti governi a disporre scarcerazioni anticipate e differimenti di pena. Abbassare la densità negli istituti di pena appare la leva principale per contenere la diffusione del virus.

Mark Fairhurst, presidente dell'Unione dei lavoratori penitenziari del Regno Unito: "All'interno di una prigione ci sono situazioni critiche. Al chiuso, in spazi limitati, passaggi stretti, celle attaccate le une alle altre. È una condizione estrema, dove l'applicazione delle distanze preventive implica profonde modifiche al regime attuale". Downing Street ha annunciato il rilascio di 4000 detenuti, ma secondo alcuni con procedure troppo lente. "Auspichiamo che il processo venga semplificato, perché a quanto sappiamo non sono finora molti i detenuti effettivamente usciti dalle carceri dopo l'annuncio del governo. Sono decine, non centinaia, dunque bisogna occuparsene".

La lentezza delle procedure è stata riconosciuta dalla ministra della Giustizia, Lucy Frazer. "Per effetto del primo provvedimento sono stati rimessi in libertà quattro detenuti la settimana scorsa e per questa settimana abbamo in programma altri rilasci. Negli ultimi giorni abbiamo condotto controlli necessari per accertarse che le persone che verranno liberate non costituiscano una minaccia per l'ordine pubblico".

In Europa i sistemi penitenziari più sovraffollati sono quelli di Francia, Italia, Ungheria e Romania, con tassi di affollamento che vanno dal 115% al 120%, mentre in sedici paesi il numero di detenuti risulta inferiore alle capienze ufficiali.

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