Covid-19: crisi dei cioccolatieri, la Pasqua è meno dolce

Covid-19: crisi dei cioccolatieri, la Pasqua è meno dolce
Diritti d'autore Marijan Murat/(c) Copyright 2020, dpa (www.dpa.de). Alle Rechte vorbehalten
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L'emergenza coronavirus mina la tradizione dell'uovo di Pasqua e mette a rischio i piccoli negozi che non vendono online

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Forse perché, dalla notte dei tempi, l'uovo è sempre stato simbolo della vita e della rinascita. Forse più semplicemente per la voglia di non rinunciare alla più dolce delle tradizioni pasquali, le fabbriche di cioccolato continuano a produrre in vista della Pasqua.
Dal cioccolato liquido al versamento negli stampi sino al confezionamento, nelle fabbriche di Roma si lavora a pieno regime e si vende online.

"Dato che non potevamo vendere nei negozi, li abbiamo spediti. Per fortuna eravamo abituati a farlo - dice un produttore romano - ci sono state tante richieste come mai prima d'ora".

Si dice che sia stato Luigi XIV, il re Sole , a far realizzare per primo, a inizio Settecento, un uovo di cioccolato dal suo chocolatier di fiducia. Una consuetudine che si è ben radicata in Francia, tra siti produttivi e atelier dolciari.
Gli scaffali sono pieni ma la serrata dei negozi mette in difficoltà le piccole boutique del gusto, come spiega François Le Bret, proprietario del negozio "Chocolats Rive Gauche" di Parigi: "Ho avuto grandi ordini per case di cura, per esempio, e tutto è stato cancellato. Si trattava di grossi ordini, da 1500 o 2000 euro".
Anche Philippe Cornet, cioccolataio artigiano, esprime il rammarico per una situazione difficile: "Mi fa male al cuore dover sciogliere tutto, e mi dispiacerebbe dover buttare via tutto. Preferirei non pensarci ora per poter dormire meglio".

La Pasqua rappresenta per i cioccolatieri circa il 25% del loro fatturato annuo. Gran parte del lavoro si concentra dunque nel periodo pasquale durante il quale il cioccolato è il re del mercato. L'emergenza coronavirus sta mettendo a dura prova anche loro.

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