Coronavirus e scuola: c'è l' e-learning ma qualcuno rimpiange i compagni...

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Di Giorgia Orlandi
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Viaggio in una scuola organizzata per le lezioni a distanza a Sarzana: tra le difficoltà delle famiglie con un ragazzo disabile a tempo pieno a casa e la tristezza di una ragazza a cui mancano i compagni

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Scuole e università chiuse a causa del coronavirus, oltre 8 milioni di studenti a casa. Per non perdere troppi giorni di lezioni c'è chi ha fatto di necessità virtù, proponendo un salto in quello che alcuni considerano il futuro: la formazione a distanza. Succede, ad esempio, in un Istituto comprensivo di Sarzana, in Liguria. Olga Tartarini, insegnante, è seduta in cattedra, ma in un'aula vuota. Davanti a lei un computer e una webcam, e i suoi allievi la seguono da casa. 

A volte con qualche rimpianto: “Mi piace questo modo di apprendere. È molto innovativo, ma mi manca essere in classe, mi manca il contatto con i miei compagni di classe", dice una ragazza. Insomma, se proprio si deve fare lezione meglio a scuola, almeno ci sono le amiche... "Quando vai a scuola, di solito le mattine sono occupate con lezioni che non puoi studiare, in questo modo hai tempo anche per fare i compiti la mattina", dice un ragazzo. 

Non tutti sono attrezzati per l'e-learning e a casa, chi assiste i ragazzi disabili?

Non tutte le scuole chiuse è stato consigliato di offrire opportunità di e-learning. I mezzi si sa non sono gli stessi per tutti. Chi ce l'ha fatta, spesso, è perché già in precedenza aveva sperimentato in casi sporadici le lezioni a distanza.

Il dirigente dell' Istituto comprensivo di Sarzana, Antonio Fini, spiega di voler creare "un senso di comunità intorno alla scuola che coinvolga anche le famiglie". "Tutti qui hanno pensato che dovevamo fare qualcosa perché non possiamo immaginare tutti questi bambini che restano a casa per 3 settimane senza fare nulla, di sicuro qualcosa è scattato nella mente di tutti", aggiunge.  

Una bella sfida per tutti. Più difficile per chi ha un ragazzo disabile da gestire a casa a tempo pieno. Giovanna Allegretti è un'imprenditrice e ha due figli, uno dei quali è autistico; fin dall'inizio dell'epidemia suo marito ha lavorato da casa. Con la scuola chiusa nessuno più si prende cura del figlio disabile. La sua è una richiesta d'aiuto. Avrebbe bisogno di un insegnante di sostegno che segua il figlio a casa o magari, come imprenditrice, “di un sostegno finanziario per restare a casa con la famiglia".

Insomma col coronavirus la scuola si ferma ma non del tutto. Fino a quando? Non si sa, ufficialmente il 15 marzo ma non si esclude che la riapertura possa essere posticipata.

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