Aumenta il numero delle vittime nel nord-est siriano; la Turchia abbatte anche due aerei da guerra siriani; quattro giorni fa uccisi oltre 30 soldati turchi dalle truppe di Assad. Col conflitto cresce anche il numero dei profughi in fuga da Idlib
È guerra aperta tra Ankara e Damasco nel nordest siriano.
Ieri Ankara ha abbattuto due aerei da guerra siriani: i piloti si sono paracadutati e sono salvi, ma non è andata meglio ad altri soldati siriani, uccisi dai droni turchi nelle ultime ore. Si parla di 19 vittime; per Ankara è una prova di forza, un modo per mostrare a Damasco, e anche ai russi che sostengono Assad, che il Paese ha mezzi tecnologicamente avanzati per fare la guerra. È anche una risposta, quella di Ankara, all'attacco subìto quattro giorni fa, quando oltre 30 soldati turchi sono stati uccisi nei raid siriani.
Questa domenica si sono tenuti vicino Beirut in Libano anche i funerali di 5 di 8 membri di Hezbollah uccisi venerdì da un attacco turco mentre combattevano a fianco delle forze governative. Insomma è la guerra, con i suoi attacchi, le sue alleanze, le sue rappresaglie e i suoi sfollati.
Centinaia di migliaia di profughi hanno ormai lasciato la città siriana di Idlib, oggetto dell'offensiva di Damasco, per salvarsi dalle bombe di Assad; si sono diretti verso il confine più vicino, quello turco. Ankara stavolta, nonostante gli accordi con l'Unione europea, non controllerà il loro flusso; i profughi che nessuno vuole, ormai in migliaia premono sul confine greco.
Il primo ministro bulgaro è il primo premier europeo ad incontrare Erdogan dopo l'apertura delle frontiere da parte della Turchia. Boyko Borissov si reca ad Ankara oggi, sapendo cosa dire anche a nome di altri; nelle ore precedenti al viaggio ha infatti intrattenuto una serie di colloqui telefonici sul tema dei migranti: con la presidente della commissione Ue Ursula von der Leyen, con la cancelliera tedesca Angela Merkel e con il premier greco Kiryakos Mitsotakis.