Case inundate dopo la tempesta Xynthia a La Faute-sur-Mer
Case inundate dopo la tempesta Xynthia a La Faute-sur-Mer Diritti d'autore David Vincent/AP

La tempesta mortale che ha trasformato un resort francese in laboratorio del cambiamento climatico

Di Lillo Montalto MonellaMarta Rodriguez
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Un'inondazione resa più devastante dal cambiamento climatico, 29 persone morte annegate e centinaia di residenti che se ne sono andati per sempre: ecco il vero volto dei migranti climatici in Europa. Primo episodio dell'inchiesta esclusiva di Euronews.

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Quando si vive in riva al mare, si è abituati alle burrasche. Dieci anni fa, il 28 febbraio 2010, a La Faute-sur-Mer - un paesino francese costruito su una lingua di sabbia che sfida l'Atlantico - le previsioni indicavano forti venti e rovesci di pioggia. Nulla lasciava presagire il peggio.

Prima di andare a dormire, Anne e Jean Birault prendono le solite precauzioni, togliendo dal giardino ogni oggetto che possa volar via. A svegliarli, qualche ora più tardi, un gocciolìo, come da un lavandino in perdita. Anne scende per controllare che sia tutto a posto. Fuori dalla finestra c'è un muro d'acqua alto quasi due metri. I vetri stanno già scricchiolando, sotto la forte pressione. Anne si rende conto che ha solo 15 minuti per scappare sul tetto con il marito se vuole salva la vita.

François Anil, un vicino di casa, li aveva avvertiti. È uno dei pochi abitanti di La Faute-sur-Mer ad essersi informato sui rischi in caso esondazione del mare e aveva spiegato al vicinato cosa fare in emergenza.

Quella notte, 29 persone hanno perso la vita, affogate nell'acqua gelida. Il quartiere diventerà tristemente famoso come "la cuvette de la mort", il bacino della morte.

Quella notte, Anne e Jean sono diventati migranti climatici.

La tempesta Xynthia, nel 2010, ha lasciato una scia di morte e distruzione lungo tutta la costa atlantica europea, dalla Spagna fino al nord della Germania: 50 i decessi in tutto il continente, un milione le case rimaste senza corrente in Francia.

Né la tempesta né gli allagamenti sono stati però eventi meteorologici particolarmente eccezionali. A rendere terribile la combinazione di venti fortissimi, mare in burrasca e pioggia battente è stato il cambiamento climatico.

Se Xynthia si fosse verificata un secolo prima, il suo impatto sarebbe stato molto meno grave, spiega Freddy Vinet, docente di gestione del rischio ambientale all'università di Montpellier. "Il fattore aggravante legato al cambiamento climatico è l'innalzamento del livello del mare: davanti ad una tempesta di pari intensità, un innalzamento del livello del mare provoca una inondazione maggiore".

In alcuni mari, l'innalzamento del livello delle acque è stato di ben 20 centimetri dall'inizio delle misurazioni satellitari nel 1993, con un tasso di incremento più che raddoppiato nei primi anni del 21° secolo. Il Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC) avverte che il livello degli oceani potrebbe salire anche di un metro entro il 2100.

I vigili del fuoco sono arrivati a La Faute-sur-Mer solamente la mattina successiva. Avevano passato la notte su e giù per la costa, a rispondere alle chiamate di altri paesini. Nel "bacino della morte" i telefoni, sott'acqua, tacevano.

Le strade allagate di La Faute-sur-Mer, sulla costa atlantica francese, il 1 marzo 2010 - AP, David Vincent

La notte che ha cambiato per sempre la storia di un paese

L'arrivo dell'onda ha sopreso Elisabeth Tabary nel sonno, nella casa che aveva comprato con il marito per trascorrervi serenamente gli anni della pensione. Suo figlio, la nuora e Raphaël, il nipotino di due anni, erano appena arrivati per trascorrere tutti insieme qualche giorno di vacanza.

Nonni e nipotino si erano sistemati al piano di sotto. L'acqua ha iniziato ad entrare in casa e il suo livello a salire, piano piano. Cercando di rimanere a galla, Elisabeth si è arrampicata sulla porta, con i piedi sulla maniglia e il nipotino in braccio. Suo marito è annegato davanti ai suoi occhi. Raphaël è morto di ipotermia tra le sue braccia poche ore più tardi. "A quel punto volevo affogare pure io", ricorda Eliasabeth.

Elisabeth Tabary torna indietro con la memoria a quella notte di 10 anni fa. Oggi vive a L'Aiguillon-sur-Mer, a pochi km di distanza da dove hanno trovato la morte suo marito e il suo nipotino. Foto: Lillo Montalto Monella

Prima di perdere la lucidità, Elisabeth ha cercato di salvare il corpo del nipotino dalla marea di ritorno. Avendo vissuto tutta la vita accanto al mare, ben conosceva i ritmi e i movimenti dell'oceano. Lo ha messo dietro la porta della cucina, per evitare che l'acqua se lo portasse via. Poi il black out. I vigili del fuoco, arrivati sul posto, ci hanno messo 24 ore a ritrovarlo. Elisabeth non è riuscita ad avvisarli.

Suo figlio, il padre di Raphaël, si è svegliato al mattino ignaro di tutto. Sceso al piano di sotto, si è trovato di fronte una scena apocalittica. La madre era quasi priva di conoscenza, in delirio. Trasportata in ospedale, è piombata in un coma profondo. Al suo risveglio ha sofferto un ictus. Ancora oggi ha problemi a ricordare non solo quella notte, ma intere parti della sua vita precedente.

Il giorno dei funerali del marito e del nipote, Elisabeth ha deciso che non se ne sarebbe mai andata via da La Faute-sur-Mer. Sarebbe equivalso ad un tradimento, "abbandonare i miei familiari che sono morti qui". Sua nuora, la madre di Raphaël, non ha mai più messo piede in paese.

Dopo Xynthia, sono state demolite più di 600 abitazioni. Quasi un terzo della popolazione ha perso casa e se ne è andata per sempre. La Faute-sur-Mer ha detto addio a 400 persone su un totale di mille.

Tra loro ci sono Anne e Jean Birault.

Lasciarsi la vita alle spalle

Lo Stato francese ha rimborsato Anne e Jean acquistando la casa che sarebbe stata demolita a prezzo pieno, pre-tempesta. Mai avrebbero pensato di diventare migranti climatici, nella loro vita, costretti a lasciarsi una vita intera alle spalle.

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Con i soldi ricevuti a rimborso hanno comprato un altro appartamento a Jard-sur-Mer, un paesino a 30 km di distanza da La Faute-sur-Mer. Anne ci racconta che per lei non è una questione di distanza, si può essere migranti anche senza andare troppo lontano.

La casa della famiglia Bounacer, decimata dalla tempesta, fotografata il 27 marzo 2010. Frank Perry, AFP

Uno dei loro vicini, Ahmed Bounaceur, medico di terapia intensiva, nel 2007 aveva acquistato un terreno in città. Il permesso di costruire gli era stato accordato in meno di due settimane. La notte della tempesta Xynthia ha perso in un colpo solo la madre, la moglie e i due figli, Ismaël (5 anni) e Camil (13 anni). Solo una figlia si è salvata. Il dottor Bounacer non ha mai più fatto ritorno a La Faute-sur-Mer.

C'è poi la storia di quella donna "con accento svizzero-tedesco che viveva qui di fronte al mare". Ce la racconta François Anil, dell'associazione vittime di Xynthia. Quando l'acqua è arrivata, l'ha salvata il suo cane, portandola a nuoto fino ad un posto sicuro, all'asciutto. Scioccata, anche lei ha lasciato La Faute-sur-Mer per sempre.

I pensionati Anne and Jean Birault, ex residenti di La Faute-sur-Mer: sono due dei migranti climatici che abbiamo incontrato sulla costa francese. Foto: Lillo Montalto Monella

La parrucchiera Adeline Baffart era incinta di sei mesi quando lei e suo marito si sono arrampicati sul tetto di casa, quella notte. Lì sono stati ritrovati dai vigili del fuoco la mattina seguente, mezzi assiderati.

Dopo Xynthia, Adeline ha venduto tutto allo Stato e si è trasferita con la famiglia a Triaize, nell'entroterra, a 20km di distanza. Si è installata nell'appartamento della nonna defunta. Lì ha visto crescere la piccola Julia, venuta alla luce senza complicazioni, e la sorellina Lilou, arrivata qualche anno più tardi.

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Adeline non si considera una migrante climatica "perché sono andata a vivere con la mia famiglia e lavoro ancora a La Faute-Sur-Mer come parrucchiera a domicilio, ma lo stesso non si può dire per mio marito. Forse un giorno torneremo per la pensione, quando le nostre figlie saranno cresciute. Ma non è detto".

17 milioni di francesi in pericolo

Secondo il centro di monitoraggio degli sfollati interni (IDMC), la Francia è il terzo paese dell'Unione Europea per numero di sfollati a causa di disastri meteorologici. Più di 47mila persone sono state sradicate da tempeste, roghi o inondazioni tra il 2008 e il 2019.

Sono 17 milioni i francesi che al giorno d'oggi vivono in zone a rischio inondazioone, indica il Centro europeo per la prevenzione dei rischi di inondazione (CEPRI). Parliamo del 20% delle famiglie a livello nazionale.

Il rimpallo delle responsabilità

Dieci anni dopo, al posto delle case di Elisabeth, François, Anne e Jean c'è un campo da golf. Un cipresso è stato piantato nel luogo in cui è morta ogni persona. Sono 29 in tutto.

Le autorità locali sapevano che il quartiere era una zona a rischio, ma Anne e Jean non ne avevano idea quando hanno acquistato il terreno e costruito casa. Le mappe di pericolosità da inondazione costiera dell'epoca sono state lasciate in un cassetto al momento di rilasciare licenze edilizie, né sono state condivise con i futuri padroni di casa.

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"Se fossimo stati informati, non avremmo mai costruito là dove abbiamo costruito", ammette Anne.

Il vicesindaco Laurent Huger indica che l'80% di coloro che se ne sono andati "non hanno avuto altra scelta" - Foto: Lillo Montalto Monella

Dopo Xynthia, René Marratier, ex sindaco di La Faute-sur-Mer dal 1989 al 2014, è stato condannato a quattro anni di carcere per omicidio colposo, ridotti in appello a due anni con sospensione condizionale della pena. Si tratta della sentenza più severa mai comminata ad un politico in Francia per questo genere di reati.

Durante il processo, un esperto chiamato a testimoniare ha dichiarato che "c'era libertà assoluta di costruire nella zona a rischio di inondazione".

Thierry Sauzeau, specialista di storia marittima dell'Università di Poitiers e di urbanistica sulla costa occidentale francese, ha aggiunto che "[c'erano] pile di permessi di costruzione da distribuire, la procedura si riduceva a una mera formalità".

René Marratier, ex sindaco di La Faute-sur-Mer dal 1989 al 2014, e Corinne LePage, sua avversaria in tribunale, ex ministra dell'Ambiente francese - AFP

Corinne LePage, ex ministro dell'Ambiente francese e noto avvocato specializzata in questioni ambientali, ha rappresentato l'associazione delle vittime contro Marratier. "La Faute-sur-Mer è un caso da manuale di cambiamento climatico", ha detto a Euronews. "C'era una buona legislazione contro il rischio di inondazioni, ma non è stata applicata".

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Marratier, che a tutt'oggi proclama la sua innocenza, ha scelto di non rilasciare alcun commento per questa inchiesta.

La giuria lo ha giudicato colpevole di non aver preso le necessarie misure per proteggere la circoscrizione elettorale dai rischi, di non aver attuato alcun piano di prevenzione e di non aver fornito le adeguate comunicazioni ai residenti. Dopo un esilio dalla vita politica durato dieci anni, si ricandida ora alle elezioni locali. Non può correre per la poltrona di sindaco per via delle sentenza, ma proverà ad entrare in consiglio comunale.

La comunità locale è tutt'ora molto divisa sulla questione: c'è chi "fa parte" di una fazione, chi dell'altra - un po' come accade in tutti i piccoli paesi del mondo.

Le zone dove non si può costruire più a La Faute-sur-Mer. Euronews

Lo Stato francese ha dichiarato "zona rossa" tutta la parte inondata da Xynthia; le mappe di prevenzione dei rischi sono state aggiornate nel 2012 e nel 2017.

"Questo è un laboratorio. Per la prima volta abbiamo detto ai residenti che avremmo dovuto radere al suolo la loro casa. Per la prima volta abbiamo detto loro che sarebbero stati rimborsati. E per la prima volta abbiamo detto loro che non avrebbero mai più avuto il diritto di costruire sulla loro terra", afferma il vicesindaco, Laurent Huger.

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La Faute-sur-Mer ha implementato rigidi piani di evacuazione che il sindaco può rendere obbligatori in caso di gravi inondazioni. Il municipio garantisce una formazione su cosa fare in caso d'emergenza per tutti i residenti. In molti hanno installato rilevatori d'acqua - simili ad allarmi antifumo - al piano terra della propria casa e hanno aggiunto un secondo piano alla propria villetta. In caso di nuova alluvione, i residenti potranno trovare rifugio salendo qualche piano di scale.

"È come uno stato di guerra. Ora la maggior parte delle persone a La Faute-Sur-Mer sa di cosa è capace la natura e di quale può essere l'impatto sulla loro vita quotidiana", aggiunge Huger.

Un'abitazione venduta a La Faute-sur-Mer, 10 anni dopo la tempesta Xynthia. Il mercato immobiliare si è ripreso e i prezzi sono in crescita. Vivere in riva al mare è ancora considerato uno status symbol. Foto: Lillo Montalto Monella

Voltare pagina, nonostante tutto

La tragedia di Xynthia ha dato avvio ad una riflessione nazionale sulla gestione del rischio legato all'erosione costiera. Tuttavia, indica LePage, in un'aula di tribunale è sempre molto difficile dimostrare un legame diretto tra il cambiamento climatico ed un evento meteorologico catastrofico.

"Se sei esposto a un prodotto chimico e ti viene il cancro, farai fatica a convincere una giuria che il tumore è stato provocato esclusivamente da quegli agenti chimici. Lo stesso vale per il clima. C'è una forte presunzione, ma è molto difficile avere la prova definitiva che un determinato evento non sarebbe mai potuto accadere altrimenti".

A La Faute-sur-Mer, 10 anni dopo, il mercato immobiliare è tornato dinamico. I prezzi delle case ora crescono e si vendono villette anche davanti alle steli commemorative che indicano il livello dell'acqua raggiunto nel 2010: 2.8 metri. Vivere in un resort sul mare è ancora visto come uno status symbol.

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La maggior parte delle persone intervistate non si dice preoccupata dal continuare a vivere in riva al mare. Laurent Roblet, pescatore in pensione, ha perso casa durante la tempesta nel 2010 e l'ha ricostruita a 3km di distanza, nel paese vicino, L'Aiguillon-sur-Mer. "Se facciamo le cose come si deve, se costruiamo come si deve, avremmo sempre più possibilità di morire investiti da un'auto che travolti dall'oceano".

Ma Anne e Jean non la pensano così, il ricordo della tragedia è ancora troppo doloroso. "Quando l'anno successivo c'è stato lo tsunami in Giappone, ho iniziato a tremare da capo a piedi davanti alla televisione".

François, il loro primogenito, ha scelto invece di rimanere e aprire un bar in centro. L'economia è tornata dinamica e d'estate il numero di residenti si moltiplica esponenzialmente, come una volta. La Faute-sur-Mer è tornato ad essere quel dorato villaggio vacanze per turisti e pensionati di sempre.

"Dopo la tempesta, abbiamo dovuto ricostruire sia nostra immagine che la nostra anima", conclude Huger. "Ci sono voluti sei o sette anni, abbiamo alzato gli argini e impedito la costruzione di nuove case. Ma abbiamo imparato una lezione. Comunichiamo sempre alle persone che, nonostante lo Stato dica che la zona sia sicura, e nonostante il municipio abbia preso tutte le dovute cautele, un giorno l'acqua potrebbe tornare".

"Abbiamo imparato a vivere con i piedi a mollo".

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L'inchiesta transnazionale Europe's Climate Migrants è stata realizzata grazie al supporto di:
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