Siria: precipita la situazione a Idlib

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Di Diego Giuliani
Siria: precipita la situazione a Idlib
Diritti d'autore  AP Photo/Ghaith Alsayed   -   Ghaith Alsayed

La situazione militare nella regione siriana di Idlib precipita, lo scontro diplomatico con Mosca e Damasco si esaspera e per farsi sentire dall'Occidente, Ankara minaccia di aprire le porte ai migranti. Miccia dell'ennesima escalation delle ultime ore, un raid aereo imputato dalla Turchia alle forze russo-siriane, in cui avrebbero perso la vita una trentina dei suoi soldati.

La guerra sul terreno e quella dei numeri

Altrettanti, alcuni dei quali in gravi condizioni, quelli rimasti rimasti feriti e che le autorità turche hanno fatto sapere di aver rimpatriato, poi ingaggiando la lotta dei numeri: oltre 1.700, in base ai conteggi ufficiali, gli uomini delle forze di Assad, che in gergo militare sostengono di aver "neutralizzato" negli ultimi 17 giorni di scontri. 

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L'appello di Ankara, le condanne di Nato e Nazioni Unite

Convocato un Consiglio di sicurezza urgente, la presidenza turca ha poi fatto sapere che "tutte le sue unità terrestri ed aeree" stanno attaccando le posizioni di Assad nella regione. Sfumato, sul fronte diplomatico, il vertice ipotizzato a Istanbul per la prossima settimana con Macron e Merkel, Ankara cerca intanto sponda nella Nato. Contattato dal Ministro degli esteri Cavusoglu, il Segretario generale Stoltenberg ha parlato di "raid ciechi", invitato le parti e "evitare l'ulteriore aggravarsi di una situazione pericolosa" e messo in guardia dalle ripercussioni umanitarie del conflitto. Condanna anche da parte delle Nazioni Unite, con il Segretario Generale Guterres che - tramite il suo portavoce - ha lanciato l'appello a un "immediato cessate il fuoco" e ribadito che "non esiste una soluzione militare in Siria".

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L'arma dei migranti per "svegliare" l'Occidente

Appelli giudicati però insufficienti da Ankara, che in replica allo scarso sostegno che lamenta di aver ricevuto dall'Occidente, minaccia ora di aprire le frontiere ai siriani in fuga, che vogliano cercare rifugio in Europa. Quasi un milione, secondo le stime delle stesse Nazioni Unite, le persone messe in fuga e lasciate senza un tetto dal conflitto.

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