Libia: il ruolo dell'Italia e l'embargo sulle armi alla Conferenza di Monaco

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Di Stefania De Michele
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Il report di Amnesty International: "Crimini di guerra da entrambe le fazioni libiche, armi dalle potenze straniere"

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Nella foto di gruppo della Conferenza sulla Sicurezza di Monaco, il ministro degli Esteri, Luigi di Maio, figura in prima fila, nonostante il peso di Roma sul dossier libico non abbia mai inciso molto al tavolo delle diplomazie. Ma, dal vertice in Baviera, l'Italia incassa l'endorsement del ministro della Difesa tedesco, Annegret Kramp-Karrenbauer, per l'accesso nel cosiddetto formato E3 - Francia, Germania, Regno Unito - quando si parla di Libia.
Dal ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas,  è invece arrivato il monito contro le violazioni all'export di armi nel Paese libico: "Sarà importante - dice Maas - stabilire maggiore trasparenza e fare in modo che coloro che continuano a infrangere l'embargo non passino inosservati".

Secondo Stephanie Williams, rappresentante della missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia, "la situazione sul campo rimane profondamente preoccupante. La tregua è appesa a un filo con numerose, oltre 150, violazioni denunciate ed è il popolo libico che ne soffre di più. La situazione economica continua a deteriorarsi, esacerbata dal blocco del petrolio e dall'incombente crisi bancaria. I Paesi e le organizzazioni partecipanti oggi - dice - convengono sulla necessità di revocare il blocco petrolifero".

Nell'ultima relazione di Amnesty International - riportata da Osservatorio Diritti - vengono segnalati crimini di guerra commessi da entrambi gli schieramenti in Libia, il Governo di accordo nazionale di Serraj e l'esercito nazionale libico di Haftar. Ma la guerra in Libia non è in via esclusiva un conflitto civile: potenze straniere armano le due fazioni, anche con droni di ultima generazione.

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