Covid-19, la vita sulla nave da crociera con l'incubo dell'infezione

Covid-19, la vita sulla nave da crociera con l'incubo dell'infezione
Diritti d'autore AP Photo/Eugene HoshikoEugene Hoshiko
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Di Giulia Avataneo
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Con 218 diagnosi la nave ormeggiata a Yokohama è diventata il più grande centro dell'epidemia fuori dalla Cina

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Dopo dieci giorni di quarantena aumentano i casi di coronavirus a bordo della nave Diamond Princess, ancorata nel porto di Yokohama. Su 3700 passeggeri 218 sono risultati positive al test, che però è stato effettuato solo su 700 persone.

Non ci sono abbastanza kit per la diagnosi a disposizione, secondo le autorità sanitarie giapponesi, che poco per volta stanno facendo sbarcare i malati per ricoverarli in ospedale. L'incubo sulla nave da crociera è iniziato dopo la diagnosi di un passeggero sbarcato a Hong Kong, un 80enne risultato positivo al virus.

Tre Stati in 14 giorni

Quando la nave della compagnia Royal Carribean è salpata dal Giappone, il 20 gennaio, nessuno poteva immaginare che sarebbe diventata un potenziale veicolo di trasporto per il virus in tre Stati.

Il primo passeggero infetto, l'anziano di Hong Kong, dopo una tappa di qualche ora in Cina (quando probabilmente ha contratto il virus) ha preso un volo per Tokyo, il 17 gennaio. Due giorni dopo si è imbarcato sulla Diamond Princess con i sintomi di un raffreddore.

Il 25 gennaio è sceso nella sua città, prima di concludere la crociera, e cinque giorni più tardi ha cercato assistenza medica. A quel punto gli è stato diagnosticato il nuovo coronavirus, oggi noto come Covid-19.

Nel frattempo la nave era già salpata per le sue tappe successive: Vietnam, Taiwan e Okinawa, prima di approdare a Yokoama, dove ha iniziato la quarantena.

Convivenza forzata

Il primo termine per lo sbarco era fissato per il 4 febbraio; il numero crescente di infezioni ha costretto le autorità sanitarie giapponesi a ricalcolare la quarantena. Ad oggi i passeggeri non sanno quando potranno tornare a casa e la nave è diventata il maggiore centro di infezioni fuori dalla Cina.

A bordo ci sono 35 italiani, fra cui il comandante, Gennaro Arma.

Man mano che cresce il numero di casi, i malati vengono ricoverati in ospedale sulla costa, adottando tutte le precauzioni. Yardley Wong, un'imprenditrice di Hong Kong, ha immortalato uno di questi spostamenti su Twitter.

Chi è costretto a bordo si organizza come può. Il Giappone garantisce i rifornimenti dalla terraferma. L'equipaggio organizza l'"ora d'aria" per i passeggeri, che suddivisi in gruppi vengono accompagnati sui pontili per poter trascorrere del tempo all'aperto. Il bucato e il cambio biancheria vengono fatti in autonomia dai clienti per questioni igienico-sanitarie.

A ogni persona a bordo è stato consegnato un termometro personale: l'indicazione è di allertare l'equipaggio se la temperatura supera i 37,5 gradi corporei.

Alle attività comuni si sostituiscono quelle in cabina: lettura e lezioni di fitness in tv. C'è chi fa tai-chi e chi si consola con la splendida vista sul monte Fuji dalla baia, come mostrano le fotografie scattate da una coppia di passeggeri e condivise sui social dalla nipote, Virginia Lau.

Stop alle crociere in estremo oriente

La quarantena della Diamond Princess e quella di un'altra nave al largo di Hong Kong hanno spinto le compagnie turistiche a sospendere i viaggi sulle rotte asiatiche più a rischio. Costa Asia, Msc e Royal Caribbean sono alcuni tra i maggiori operatori che hanno cancellato le prenotazioni e rimborsato i passeggeri.

Un'intera famiglia in quarantena. Ma non manca la voglia di sorridere.
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