Migranti in Bosnia: li aiuta chi ha conosciuto l'orrore della guerra

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Di Anelise BorgesEuronews
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Le storie di chi scappa e di chi aiuta nella Bosnia terra di transito dei profughi

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Euronews vi propone una serie di reportage esclusivi dalla Bosnia-Erzegovina e approfondisce alcune delle questioni più urgenti che la piccola nazione balcanica si trova ad affrontare. Oggi ci rechiamo nel nord del Paese per parlare dell'afflusso di persone in fuga dalla guerra e dalla povertà. Per un Paese con un passato difficile e scarse risorse, dare una mano si sta rivelando difficile.

Bosnia: l'ex acciaieria, rifugio diroccato dei migranti senza collocazione

In Bosnia un'ex acciaieria vicino al confine croato è ora rifugio per centinaia di persone in fuga dalla guerra e dalla povertà. Tra questi, Ahmad che ha percorso oltre 5.000 chilometri per arrivare sin qui, poco dopo il diploma conseguito nel suo liceo di Kabul, lo scorso dicembre.

Alla domanda sul perché sia andato via, Ahmad risponde secco: ''Per colpa della guerra''. Il ragazzo è tra le circa 2.000 persone che non hanno trovato posto nei campi ufficiali allestiti dalle autorità bosniache e che hanno dormito all'interno di edifici abbandonati.

"Per me non è difficile capire questa situazione perché eravamo nelle stesse condizioni - spiega Zlatan Kovacevic, volontario di SOS Bihac - eravamo in guerra. Abbiamo visto i nostri bambini morire. Ma questo mi dà la forza di aiutare le persone nella stessa situazione. Non riesco a vederla come il 90% delle persone in Europa. Io devo aiutare".
Zlatan e il suo team di SOS Bihac hanno mappato dove i migranti e i rifugiati si sono nascosti in città. E vengono periodicamente a offrire aiuto.

La mano di aiuto dei volontari, la paura dei cittadini bosniaci

Quante persone ci sono qui?, chiede l'inviata Anelise Borges. Sette, le viene risposto.
Sette persone all'intero dell'ex acciaieria e i volontari non sono in grado di rispondere alla domanda su cosa sperino per loro. "Dio solo lo sa - dice Kovacevic - posso aiutare solo l'1% di loro. Siamo soli. Abbiamo bisogno di più aiuto. Faccio quello che posso fare".
Ma non tutti, qui, pensano che la Bosnia, una piccola nazione con scarse risorse e un passato doloroso, possa farcela. Gli intervistati non nascondono i loro timori: "Nessuno qui ha il controllo della situazione - sostiene un uomo - non sanno quanti immigrati siano venuti, cosa stiano facendo. Non sanno niente. Qui c'è il caos".
Una donna esprime dubbi sull'ordine pubblico: "Non riesco a sentirmi al sicuro - ammette - sento che in qualche modo i migranti sono una minaccia per la nostra sicurezza. »

Bosnia: i numeri del flusso migratorio nel 2019

L'analisi di Anelise Borges per Euronews: "La Bosnia non è stata praticamente toccata dalla crisi migratoria del 2015. Ma è, ora, una delle ultime vie percorribili per i migranti e i rifugiati che cercano di raggiungere l'Europa. Quasi 30.000 persone sono passate di qui solo l'anno scorso".

Gli operatori umanitari sono convinti che questi numeri siano destinati ad aumentare. E, con la maggior parte dei rifugi già saturi, aumenteranno anche le difficoltà a ospitare e a prendersi cura dei migranti. Per Drazen Rozic, coordinatore delle operazioni di emergenza, OIM, "la cosa più difficile è trovare una sistemazione adeguata, nuovi edifici, scuole vuote: tutto ciò che è possibile almeno durante l'inverno per dare loro una sistemazione adeguata".

Ma una volta che sarà terminato l'inverno, la rotta verso l'Europa resterà ancora praticamente blindata. E gli ostacoli per chi cerchi di intraprendere il viaggio, grandi come sempre. Lungo la strada, i migranti e i rifugiati possono contare su sconosciuti, che hanno conosciuto gli orrori della guerra, persone le cui ferite sono un vulnus aperto, una testimonianza di ciò che la guerra può spingerci a fare.

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