Italia, sottosegretari nominati "senza razionalità": dopo 5 mesi ancora senza deleghe

Italia, sottosegretari nominati "senza razionalità": dopo 5 mesi ancora senza deleghe
Diritti d'autore AP Photo/Andrew Medichini
Di Lillo Montalto Monella
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"Se si nomina ma non si delega, la nomina non ha razionalità, il governo è disfunzionale. Se non si vogliono, i sottosegretari, non li si nominino. Stai confessando che la nomina è inutile, ovvero confessi la tua impotenza". Soprattutto quando prendono 8mila euro al mese di stipendio.

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Il governo Conte II ha nominato 42 tra viceministri e sottosegretari ma a ben 30 di loro non ha ancora detto cosa fare: nei dicasteri c'è dunque una pletora di funzionari, essenziali per l'ordinaria amministrazione della Cosa Pubblica, ancora senza delega, politicamente impotenti.

Politici pagati 8mila euro al mese netti (quando non sono parlamentari) che, a cinque mesi dal loro giuramento, non hanno ancora competenze specifiche, nero su bianco. E per di più in ministeri chiave come Esteri, Interno, Economia e Finanze, Sviluppo Economico.

"Se si nomina ma non si delega, la nomina non ha razionalità, il governo è disfunzionale. Se non si vogliono i sottosegretari, non li si nominino. Stai confessando che la nomina è inutile, ovvero confessi la tua impotenza", l'opinione di Gaetano Azzariti, costituzionalista della Sapienza.

Qualche esempio concreto.

Si discute di revoca delle concessioni autostradali? A chi spetta il dossier al Ministero dei Trasporti, al grillino Traversi o al democratico Margiotta - due partiti con idee opposte sui Benetton?

E in piena crisi coronavirus, al ministero della Salute il faldone sta sul tavolo del viceministro Sileri (M5S) o della sottosegretaria Zampa (Pd)? "Su quello di entrambi", ci dicono.

Alla Farnesina, in un momento delicato a livello internazionale, in assenza di competenze predeterminate, tutti i dossier arrivano al gabinetto di Di Maio, che di volta in volta li smista. Si crea così un collo di bottiglia: con procedure così lente, per esempio, "è impossibile pianificare le partecipazioni ai summit internazionali di medio livello che non prevedono la presenza del ministro", scrive il Foglio. E per chi arriva a Roma dall'estero, gli interlocutori privi di incarico formale risultano meno credibili. Peggio va ai tavoli europei, dove talvolta la delega politica deve essere precisa e scritta nera su bianco.

"Non c'è stato accordo di massima, si lavora con delega ad hoc", ammette il sottosegretario pentastellato Manlio Di Stefano.

Pierpaolo Baretta (Pd), uno dei tre sottosegretari al Ministero dell'Economia e delle Finanze senza delega formale, spera che venga pubblicata presto sulla Gazzetta Ufficiale. "Il problema si poneva di meno durante la legge di bilancio - un'attenuante rilevante che ci ha consentito di non avere problemi fino ad adesso". Ma ora che si fa? A livello di interlocuzione esterna iniziano a sorgere problemi.

"L'assenza di deleghe rende più problematico il confronto con il mondo esterno delle imprese, dei sindacati, dei partiti politici... è chiaro, le persone le conosci e le emergenze riesci comunque ad affrontarle, ma sui singoli dossier non riesci a programmare", confessa Baretta ad Euronews.

Ai Rapporti con il Parlamento, Gianluca Castaldi (M5S) indica che "da noi assegnare la delega è un po' complicato, ma fortunatamente ci dividiamo le cose in maniera amichevole con la Malpezzi (Pd). Certo, per altri dicasteri immagino che i sottosegretari senza delega facciano fatica a incidere sulle materie."

La campanella, lo strumento con cui si dà tradizionalmente inizio alle riunioni del Consiglio dei ministri - AP Photo/Domenico StinellisDomenico Stinellis

Ma cosa fanno sottosegretari e viceministri? Oltre ad assicurare il corretto funzionamento della macchina amministrativa, la loro funzione più importante è quella di presenziare alle riunioni delle commissioni parlamentari - non valida senza la presenza di un membro del governo.

Ogni volta, però, tocca loro chiedere una delega "giornaliere" al ministro o ad una persona di sua fiducia.

"La storia è piena di deleghe finte, a volte si riescono a fare le cose anche senza delega. Ma certamente è sintomo di un chiaro problema nel governo: ci si fida poco l'uno dell'altro, la coalizione è litigiosa", afferma Giampaolo Galli dell'Osservatorio dei Conti Pubblici Italiani.

L'unica cosa chiara è che il governo non ha le idee chiare: è un esecutivo instabile per l’ordinaria amministazione.
Gaetano Azzariti
Costituzionalista

"Le deleghe sono una priorità per dare stabilità all’ordinaria amministarazione del governo", aggiunge Azzariti.

Talvolta si sfiora l'assurdo. Per esempio, Giancarlo Cancelleri figura come viceministro sul sito del Ministero dei Trasporti ma come sottosegretario sulla pagina del Governo dedicata. Lo stesso vale per Pierpaolo Silleri, alla Salute: sottosegretario per il sito di Palazzo Chigi, viceministro su quello del dicastero. In un'intervista, è la sua collega Zampa ad "assegnarsi" le deleghe, anche se manca ancora l'atto formale.

L'affidamento delle deleghe non dipende da Conte, ma da ciascun ministro (disciplinato dalla legge 23 agosto 1988, n. 400). Normalmente è questione di poche settimane, ma in 30 sono ancora lì che aspettano da cinque mesi. "Scaldano la poltrona ma non sanno ancora cosa fare", indica una fonte ben addentro alle cose parlamentari.

I sottosegretari che sono già parlamentari ricevono solamente una piccola integrazione alla loro retribuzione di parlamentari; ciascuno di loro però si circonda di assistenti e segretari che non fanno altro che aggravare i costi per la collettività di una funzione privata di reale potere politico. Agli Esteri, per esempio, un segretario particolare ha un compenso contrattuale lordo annulo di 50mila euro.

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"Se non dai le deleghe, il governo è più accentrato, il Ministro ha più poteri e nessuno può insidiarlo", dice una voce di corridoio. "L'andamento politico è davvero schizofrenico".

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