L'OMS dichiara emergenza globale per il coronavirus

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Di Euronews
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Il coronavirus è emergenza sanitaria globale: lo ha stabilito l'Organizzazione Mondiale della Salute

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L'OMS (Organizzazione Mondiale della Salute) ha decretato l'emergenza globale di salute pubblica, per il nuovo coronavirus che si sta diffondendo nel pianeta, con origine apparente nella metropoli cinese di Wuhan. Si tratta della sesta volta dalla sua istituzione, che l'organismo internazionale dichiara l'emergenza globale.

La dichiarazione di una situazione di emergenza globale implica l'adozione di misure di prevenzione coordinate a livello globale. Sono tre i criteri presi in conto, per dichiarare uno stato d'emergenza: situazione non ordinaria, rischio di rapida espansione in altri paesi e necessità di misure coordinate globalmente. La decisione è stata presa al termine della riunione odierna del Comitato d'emergenza dell'OMS, tenutasi a Ginevra. Nel vertice precedente, una settimana fa, la dichiarazione dell'emergenza era stata considerata prematura.

Il dato fornito nelle stesse ore dall'OMS parla di oltre 7.700 persone infettate e 170 morti, vale a dire un tasso di letalità di poco superiore al 2%, cioè simile a quello dell'influenza spagnola. Ma quella, tra il 1918 e il 1920, ebbe un enorme tasso di mortalità - decessi in rapporto alla popolazione, mentre con 'letalità' si intende il rapporto tra decessi e persone infettate -. Mortalità che è invece statisticamente irrilevante ad oggi per il coronavirus di cui si parla, perché i contagi sono estremamente limitati in rapporto alla popolazione.

Quello che può però preoccupare - e che spinge a dichiarare l'emergenza - è la rapidità del contagio. Ma proprio le misure di controllo, isolamento e prevenzione, oltre a migliori condizioni del sistema sanitario rispetto al primo dopoguerra, sono destinate a ridurre drasticamente la mortalità. Basti ricordare che la letalità del precedente coronavirus, la SARS o Sindrome Respiratoria Acuta Severa, fu stimata intorno al 7%. Il virus, tra il 2002 e il 2003, causò circa 800 decessi a livello planetario. Molti, troppi, ma molti meno di quelli dell'influenza "ordinaria", che ogni anno uccide migliaia di persone nel mondo. Pur avendo un tasso di letalità enormemente inferiore, intorno allo 0,2%.

Dopo gli oltre 50 milioni di morti della spagnola, si parla ancora di circa due milioni di vittime dell'asiatica (1957-60) e poi, dieci anni dopo, quella di Hong Kong, con poco meno di un milione di vittime e quella suina del 2009, in cui si parla di qualche migliaio di morti. Una costante riduzione della mortalità nelle pandemie conosciute, in considerazione anche dell'aumento della popolazione.

Ma, come detto, ciò che preocupa in questo caso è la letalità, non la mortalità. Cioè la capacità del virus di uccidere, in rapporto alla quantità di persone colpite. Un'alta letalità può significare una maggior incidenza anche su soggetti non predisposti, come anziani o persone già affette da altre malattie o condizioni debilitanti.

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