Conferenza di Berlino: tutti per la Libia, ma senza linea comune

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Di Stefania De Michele
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Tregua, cessate il fuoco, embargo delle armi, ripresa dei negoziati: i punti perseguiti nella conferenza di Berlino

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La foto di gruppo che apre la conferenza di Berlino sulla Libia dice molto sulle difficoltà dell'impresa perché schierati ci sono tutti i leader che, in diversa misura, gravitano attorno al Paese, tranne i due attori protagonisti: il premier del governo libico riconosciuto Fayez al Sarraj e il generale Khalifa Haftar, che attualmente controlla gran parte della Cirenaica e del Fezzan. Un passaggio antinomico per un vertice che si propone di raggiungere l'intesa sulla fine delle interferenze straniere in Libia, l'embargo sulle forniture di armi e - in prima istanza - il cessate il fuoco tra le fazioni.

Il summit, sponsorizzato dalle Nazioni Unite, riunisce 12 delegazioni su posizioni contrastanti, oltre ai rappresentanti di Unione Europea, Unione Africana, Lega Araba. Diversi gli interessi da comporre, oltre a quelli di Parigi e Roma, da sempre molto attive in Libia.

Non è perciò semplice che il vertice produca un reale progresso. Una tregua mediata all'inizio di questo mese da Russia e Turchia ha segnato la prima interruzione dei combattimenti dopo mesi di scontri, ma il cessate il fuoco ha visto ripetute violazioni.

Libia: dopo il vertice di Mosca la conferenza di Berlino

Da Mosca, dove l'accordo non c'è stato, la questione libica è rimbalzata dunque a Berlino, al meeting voluto dalla Cancelliera Angela Merkel. Con tutte le incognite del caso: intanto, sulla presenza alla conferenza del premier del governo riconosciuto Fayez al Sarraj, sino all'ultimo in dubbio; in seconda battuta, sulle possibilità di raggiungere un'intesa su cessate il fuoco, embargo delle armi con eventuali sanzioni Onu per chi non lo rispetta e ripresa del processo politico per la stabilizzazione del Paese.

Ghassan Salamé, inviato dell'ONU per la Libia, non nasconde la difficoltà del compito: "Non sono così pessimista da dire che Berlino sarà inutile - dichiara - ma non sono neppure così ingenuo da dire che sarà la fine delle divisioni internazionali. Ma se potessimo alleggerire, ridurre, calmare, qualificare le divisioni, soprattutto quelle regionali ma anche internazionali che abbiamo visto negli ultimi tempi, sarebbe molto positivo".

Nel tweet di AFP: "L'inviato dell'ONU in Libia, Ghassan Salamé, ha detto che il Paese "ha bisogno che tutte le interferenze straniere cessino", in un'intervista con l'AFP alla vigilia della conferenza internazionale a Berlino per cercare di porre fine al conflitto libico #AFP"

Tra i mediatori dell'accordo ci sono anche il presidente russo Valdimir Putin e quello turco Recep Tayyip Erdoğan. Posizioni conflittuali, le loro, che esprimono le divisioni sugli interessi in campo: Mosca vicina all'uomo forte della Tripolitania Haftar, che nel frattempo ha deciso di chiudere i pozzi di petrolio, bloccando l'export; Ankara che invece sponsorizza al Sarraj con il quale ha firmato un accordo che favorisce gli interessi turchi nel Mediterraneo orientale.

Nella situazione incerta e nell'ambito dei molteplici interessi da comporre, la tregua e il cessate il fuoco sono le condizioni minime da cui si parte per la soluzione politica, sotto l'egida delle Nazioni Unite, invocata anche dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.

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